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Pradè: “Ho provato a portare Totti alla Samp. Alla Roma avevo quasi preso Eto’o e Mutu”

In vista di Udinese-Roma in programma sabato alle 15 alla Dacia Arena ha parlato, Daniele Pradè, ex direttore sportivo giallorosso. Queste le sue parole:

Pradè, ci racconta i momenti più belli dei 10 anni di Roma?
“Tanti, tanti, uno su tutti: aver realizzato il mio sogno, diventare il ds della mia squadra del cuore. Incredibile. Poi facile andare  avanti: lo scudetto, le coppe, le 11 vittoria di fila e le serate dopo le vittorie nei derby”.

Gli acquisti mancanti per un soffio. Aveva preparato operazioni che avrebbero portato la Roma allo scudetto, poi saltarono. Cominciamo con Eto’o. E’ vero che venne a casa?
“Sì, venne a casa a San Nicola, al mare, con il suo procuratore, Ernesto Bronzetti. Mia moglie aveva preparato un pranzo a base di pesce, invece mangiarono la carbonara bevendo champagne. Era agosto e c’erano 40 gradi. Finì che ci addormentammo tutti e ci salutammo dopo aver trovato l’accordo. Lui era contento, ma c’era una differenza contrattuale enorme, avrebbe superato di tanto l’ingaggio di Totti e non si poteva fare. Un mese dopo andò all’Inter e ne fece le fortune”.

Altri.
“Con lui la Roma avrebbe potuto vincere lo scudetto. Era tutto fatto con la Fiorentina, con scambio di documenti. Ci ripensò Prandelli che mise il veto alla cessione. Peccato, in quel momento era il giocatore ideale per la Roma. Poi Milito. Lo avevamo in pugno prima che andasse all’Inter. Ma la Roma in quel periodo aveva cominciato a fare risultati con Totti centravanti. Infine Pogba. E’ stato qualche giorno a Roma anche lui, eravamo vicini, ma non avevamo i numeri per fare l’operazione”.

Gli acquisti più importanti.
“Pizarro, Vucinic e Juan. Poi per quello che hanno dato alla squadra Cassetti e Tonetto, Doni e Taddei. Grandi professionisti”.

Il rapporto con Totti. Ha provato a non farlo smettere portandolo alla Samp.
“Sì, abbiamo parlato io, Ferrero e Francesco. Volevamo farlo giocare ancora. Non siamo riusciti a fargli cambiare idea., quella di giocare con una sola maglia e ha finito così. C’è stato un rapporto profondo di condivisione, grande stima, amicizia”.

Il rapporto con Cassano.
“Con Antonio ci fu amore e odio, è vero. L’ho ritrovato a Genova completamente cambiato. La moglie e i figli lo hanno trasformato. Quella volta, dopo la partita di Coppa Italia contro l’Udinese, decidemmo di andare in ritiro. Lui mi prese per il collo e mi tirò un lavandino. Non voleva andare in ritiro”.

Fonte: il romanista

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