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Il Tempo Baldini e baby in ritardo. Ecco tutta la verità

(E. Menghi) – Quando si iniziano a vedere le crepe, vuol dire che qualcosa che non va c’è. Dietro l’altalena di risultati della Roma c’è un po’ di questo logorio, che al momento non dà la sensazione di crollare, ma fa da sottofondo alle prestazioni sbagliate e al nervosismo del Dzeko di turno che se la prende con una zolla dell’Olimpico. In questo contesto si collocano le dichiarazioni di Di Francesco, quasi uno sfogo con cui torna a battere su quegli “atteggiamenti giusti” che spesso mancano ai suoi giocatori: “Alcuni – l’esempio del tecnico – arrivano dalla nazionale, prendiamo i tre ’99 Zaniolo, Kluivert e Pellegrini, e stanno 2 giorni a preparare la partita, cosa che si dovrebbe fare dalla settimana prima, anche dal punto di vista mentale. Il giovane passa da prestazioni meno buone a una preparazione sbagliata per diventare un buon giocatore, noi però siamo la Roma, qui non ti puoi permettere passi falsi. Chi non regge questo atteggiamento alla lunga è out, con me non giocherà più”.

L’ammonizione arriva a fatto compiuto, protagonisti proprio tre giovani: Under (e non Kluivert), Luca Pellegrini e Zaniolo (quest’ultimi rischiano la tribuna stasera) si sono presentati con un palo di minuti di ritardo alla riunione tecnica pre-Spal, Di Francesco si è arrabbiato, ma non al punto da escluderli dalla gara, anche se i primi due sono stati sostituiti e l’altro è rimasto in panchina. Più intransigente fu Luis Enrique quando mandò De Rossi in tribuna a Bergamo, nel febbralo del 2012: “Non era pronto”, spiegò. I dettagli fanno la differenza. Di Francesco non ha optato per la punizione esemplare, che ha usato in passato con Karsdorp e Nainggolan, stavolta ha scelto di evidenziare le carenze dei baby giallorossi mentre gli sedeva accanto Fazio, “uno a cui non devo insegnare niente su come si prepara una partita” e infatti su quella sedia non vorrebbe neanche stare perché preferirebbe andare in palestra ad allenarsi.

Chi vive Trigoria tutti i giorni, come Monchi, conosce la situazione a 360° e coglie le difficoltà di uno spogliatoio in cui convivono senatori e giovanissimi che peccano in maturità, e ci mancherebbe. Pallotta si fida del suo giudizio e non ha chiamato i rinforzi a Boston per un consiglio, anzi: Baldini è andato negli Usa per comunicare al presidente che non collaborerà più per via della questione Totti. “Non ho parlato dell’allenatore con Baldini, Monchi, Baldissoni o Zecca dopo la partita. Sono menzogne”, il tweet del patron americano che non sposta di un millimetro la visione del futuro di Di Francesco: resta alla Roma, il giudizio del ds, colui che decide con piena operatività è irremovibile. Fino a prova contraria.

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