La Roma esce dall’Olimpico battuta da un’ottima Sampdoria – grazie alla rete di Zapata– e contestata ferocemente dai tifosi, che attaccano la società. Fuori dallo stadio sono state distribuiti dollari con la faccia del presidente – scrive la Gazzetta dello Sport -, mentre prima e durante la partita si sono alzati cori: «Pallotta pezzo di merda», «Presidente pezzente…» e altro ancora. I 3 punti nelle ultime 6 gare, oltre all’eliminazione in Coppa Italia, eguagliano la crisi peggiore dell’era Usa per assenza di vittorie (2 pari e 4 k.o., febbraio 2013, staffetta Zeman-Andreazzoli), consentendo così a Lazio e Inter di limitare i danni in chiave Champions.
Il primo tempo è un dominio blucerchiato, con la Roma salvata da un Alisson gigante, con almeno 4 d’autore (Ramirez, Barreto, Zapata e Caprari). Ma poiché il calcio è anche paradosso, l’occasione vera è dei giallorossi, visto che al 38’ un cross di Pellegrini porta al tiro Under, la cui conclusione è deviata di braccio da Bereszynski: è rigore, che però Florenzi calcia male (e suo padre Luigi in tribuna ha un piccolo malore), consentendo a Viviano la parata (4° penalty sbagliato dai giallorossi).
La ripresa comincia col risveglio Roma, propiziato anche dall’inversione dei due esterni, che nei primi 16’ sfiora il vantaggio 5 volte. La Roma però muore qui perché i cambi e il nuovo modulo (il 4-2-4) non aiutano. Il secondo e decisivo paradosso, quindi,stavolta è di marca doriana, che va in gol al 35’ nella frazione in cui aveva sofferto di più, con Murru che crossa bene per il decisivo Zapata. È la fine delle speranze, l’apoteosi di un’ottima Samp e l’inizio della parte più dura della contestazione. A Roma ora può succedere di tutto.