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Il Messaggero Eusebio il restauratore

Di Francesco

(U. Trani) Adesso si può dire e non c’è niente di male a certificarlo: il vero colpo di mercato della Roma, la scorsa estate, è stato Di Francesco. Il simbolo della svolta, prima di ogni campione, è proprio l’allenatore. Che ha fatto la differenza nei primi due mesi di stagione, riuscendo dove altri, anche più celebrati, hanno fallito. Eusebio ha restaurato in fretta Trigoria. Dove ha seminato di testa sua. Oggi il suo metodo è diventato normale solo perché con la serenità e con la sincerità, sparite dall’orizzonte della capitale ormai da anni, ha avuto la forza di essere credibile nello spogliatoio. E fuori. Psicologo dietro le quinte, carismatico in allenamento e stratega in partita. In un colpo solo, ecco il gioco e il pubblico. Questo è il risultato che conta, più delle 8 vittorie in 10 gare di campionato (con la miglior difesa: 5 reti subite) e del 1° posto nel gruppo C di Champions, e da imbattuto (mai successo 8 punti nei primi 4 match), davanti al Chelsea campione nell’ultima Premier e all’Atletico Madrid secondo nel ranking Uefa.

UOMO SOLO AL COMANDOEusebio non è stata la prima scelta della società che, dopo l’addio di Spalletti, contattò Sarri e Montella, poi rimasti rispettivamente al Napoli e al Milan. E’ arrivato da ripiego. Accade ovunque, del resto. Non ha mai barcollato, però. Anche perché, accanto a lui, ha ritrovato Totti. E ha capito di essere tornato a casa. Bella, ma da ristrutturare. Non in estate, perché la programmazione (ritiro a Pinzolo per pochi intimi e tournée con molti viaggi) era stata decisa prima di ricevere l’incarico. A metà agosto, a pochi giorni dall’inizio del campionato, è partita la nuova éra.

COLLETTIVO AL POTERESubito chiari i principi del suo calcio, propositivo e organizzato. Non c’è la Roma dei titolari e quella delle riserve. E’ una e basta. In A e in Champions. «Ne voglio due per ogni ruolo», il messaggio di Di Francesco a luglio. Al gruppo e non al club. La conferma è venuta dal turnover che ha accompagnato i giallorossi nelle 14 partite stagionali. Solo contro l’Atalanta e l’Atletico ha riproposto la stessa formazione. Contro il Bologna, la rotazione da record: 8 cambi. Ha coinvolto la rosa, senza snobbare nessuno. E senza guardare in faccia nessuno. Vi ricordate come ha rimproverato Dzeko che si lamentò per i pochi palloni ricevuti contro l’Atletico? Senza mai negargli, però, la maglia da titolare. Negli addestramenti si è concentrato sul comportamento di squadra. Disponibilità e sacrificio dentro lo schema. Le stesse che lui mette nel preparare o vivere la partita: contro l’Atletico, nella fase più delicata del match, è passato alla difesa 3 che non è nel suo dna. Ricco di altro e visibile solo con il lavoro. Quotidiano. Gli esterni offensivi che pressano e, all’occorrenza, si abbassano. I difensori che si alzano per non spaccare l’assetto in due e per essere pronti a chiamare il fuorigioco. I centrocampisti invitati a fare quei movimenti che favoriscono l’inserimento dei terzini. Le marcature a uomo sui corner. Aggressività e solidità nella stessa esibizione. Idea moderna e internazionale.

AZIENDALISTA SUL SERIO – Di Francesco, lui sì, anche il mago della plusvalenza. Pensate a Juan Jesus, Gerson, Fazio, El Shaarawy e Peres. Li ha rivalutati, pure approfittando dell’emergenza. Già, ha avuto spesso forfait di primo piano: Emerson, Karsdorp, Schick, Defrel e Peres. Tra loro i 3 acquisti più cari dell’ultimo mercato. Oggi, almeno fino a quando non saranno disponibili gli assenti eccellenti, la Roma è più debole nella rosa dell’anno scorso, pesando le partenze dei titolari Ruediger e Salah. Ma Di Francesco l’ha resa più forte. Basta pensare al clean sheet di martedì (il 9° in 14 match) e guardare la formazione schierata contro il Chelsea, per dieci-undicesimi quella di Spalletti, con un paio di riserve, Jesus ed El Shaarawy, più Alisson, ex vice di Szczesny. Solo Kolarov nuovo.

COMUNICAZIONE SOLARE – In pubblico Eusebio non bluffa mai. E non piange. Nè per le critiche ricevute. Nè quando elenca i pali colpiti. E nemmeno quando conta i crociati saltati e gli infortuni muscolari. Cancellate dal vocabolario giallorosso sia la sfortuna che la casualità. Studia la soluzione per il problema, non lo nasconde. Le lacrime non potranno mai sostituire i punti in classifica. «Il nostro pubblico è straordinario, ma anche la squadra ha il merito di trascinarlo con le sue prestazioni». Di Francesco non ha bisogno di fare il ruffiano con la gente. Che, però, si diverte allo stadio e a cantare «Viva viva Sant’Eusebio». Protettore della Roma ritrovata.

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