L’eroe sfrattato in cinque minuti

Totti

(F. Melli) – Non c’è più tempo per l’elegia dell’addio: è bastato un direttore sportivo spagnolo piombato a Trigoria da cinque minuti per annunciare il distacco. Il momento immaginato innumerevoli volte con squilli di tromba e violini è già un chiodo fisso nella mente di Francesco Totti, forse l’asso di cui si è fatto maggiore scempio nella storia del calcio italiano. La sua bellezza è sfiorita ed è inutile cercare presunti eversori di circostanza. Dipende solo dall’inarrestabile progressione del tempo, già sopportata ad esempio dalla «divina Castiglione», contessa che chiuse fuori il mondo per impedire che ne spiassero il tramonto. Il capitano adesso è un re senza regno, detronizzato dal passar degli anni e dal «cattivo».

Luciano Spalletti, paradossalmente incauto per raddolcire le ultime pagine del romanzo ultraventennale, dove pareva qua e là che l’eroe di Porta Metronia rimanesse immortale. Il passato e il futuro (dirigenziale) del capitano sono senza presente mentre Guelfi e Ghibellini de ‘noantri s’accapigliano per dimostrare o negare che le magie dell’icona romanista erano prolungabili quasi all’infinito.

Ma non era meglio se questo gladiatore dei nostri sogni trapassati avesse smesso l’anno scorso dopo aver consentito alla propria squadra l’accesso ai preliminari di Champions League? La fedeltà a prova di Real Madrid, impreziosita da un diluvio di gol e assist avrebbe reso credibili celebrazioni pure nella città più disincantata del mondo, sempre pronta a buttare giù gli idoli dal piedistallo perché morto un papa se ne fa un altro. Tutto evaporato, e nemmeno con la tenerezza che caratterizzò altri crepuscoli, da Omar Sivori a Diego Armando Maradona, da Roberto Baggio ad Alessandro Del Piero. Tutto sottosopra, mentre fra una panchina e l’altra lui sopravvive a se stesso, ferito nell’orgoglio di atleta che non sa dire basta.

Arduo separare i colpevoli dagli innocenti nel caos delle polemiche, fra spallettiani e reduci del tottismo. Certo è che il fantasma di Francesco Totti, evocato in ogni momento e a qualsiasi latitudine, sembra sostituirsi a torto o a ragione alla Roma americana in qualsiasi momento. Con buona pace di Bertolt Brecht e di tutte le Patrie sventurate quando hanno bisogno di eroi. Bisognerebbe affrancarsene, ricordare che comunque passa anche la gloria dei piedi.

Fonte: il tempo

Top