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Il Messaggero “La Juve sapeva, Agnelli no”

Andrea Agnelli

(E. Pucci) «Nessuna conversazione dà la certezza che Agnelli conoscesse la natura criminale di Dominello». Il procuratore Figc Giuseppe Pecoraro fa retromarcia. Da una intercettazione tra l’ex responsabile commerciale della Juve Calvo e il security manager D’Angelo emerge che il presidente della Juve sapesse della provenienza del figlio dell’esponente della ’ndrangheta al quale era stata affidata la gestione dei tagliandi. «Noi – ha spiegato ieri – abbiamo dato una certa interpretazione, ma probabilmente era del pm quella frase. Anzi, da una lettura migliore la attribuisco al pubblico ministero». Era quello che la difesa della società bianconera chiedeva. Riconsiderare la posizione di Agnelli nell’inchiesta, partita dalle indagini della procura di Torino “Alto Piemonte”, sui rapporti tra le curve e la criminalità organizzata. Tuttavia Spataro, procuratore capo a Torino, precisa: «Il nostro ufficio si è limitato alla trasmissione degli atti richiesti dalla procura federale, senza esprimere alcuna interpretazione al riguardo». Pecoraro nega di aver affiancato il presidente Agnelli alla ‘ndrangheta, «altrimenti avrei usurpato i ruoli della giustizia ordinaria».

INUTILE NEGARLODalle intercettazioni si evince che Agnelli incontrava i capi ultrà per stabilire i numeri dei biglietti e degli abbonamenti. «L’incontro c’è anche stato secondo me non è che bisogna negarlo», dice a D’Angelo, però «li vedevo a gruppi, ogni sei mesi, una volta all’anno», in sei anni «otto volte», aggiunge e poi a una domanda del legale Chiappero («Hai visto solo lui?»), ammette: Una volta sì dieci minuti prima degli altri, quindici…» ma «senza scendere nei dettagli, non mi ricordo io». L’incontro è nelle note di Agnelli, «un appunto del 2013», datato 4 aprile. Incontro che si sarebbe tenuto nel maggio del 2012, prima dell’arresto del fratello di Dominello. Con l’obiettivo di «settorizzare i gruppi». «Non ho la lista dei partecipanti che non la metto mai» osserva Agnelli al telefono con Chiappero, «se io gli avessi suggerito di fare gli abbonamenti ci stava perché vuol dire che loro comprano quello che devono comprare, a noi ci pagano subito e poi gestiscono loro tutto!». Il presidente della Juve sottolinea al telefono che gli ultrà «volevano la creazione di un ente autorizzato alla rivendita dei biglietti», «poi abbiamo tirato il vestito…». «E poi – sottolinea ancora Agnelli – ribadisco che lui si accompagnava a Germani», capo tifoso bianconero, «e Germani era pappa e ciccia con Conte, perché la curva fa casino, non siete capaci di gestirla, cioè non devo spiegare come ragiona Antonio…». Pecoraro in ogni caso difende il motivo alla base del deferimento della Juve a livello sportivo: «Non sono ammessi contatti con la tifoseria di quel tipo, parliamo di bagarinaggio. E la responsabilità è in primo luogo del presidente, diretta e indiretta». «A noi basta e avanza sapere che le mafie in Italia arrivano persino alla Juve, questo è chiaro», chiosa la presidente della Commissione Antimafia Bindi. «Il presidente della Juventus verrà ascoltato i primi di maggio», ha annunciato il coordinatore del comitato Mafia e Sport della Commissione, Marco Di Lello.

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