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Da Gerson a Grenier: gli affari invisibili

(A.Angeloni) – Mister, le piace Gerson? «Sì, è bellino». Più o meno è andata così, a Pinzolo. Domanda rivolta a Spalletti in pieno ritiro precampionato. Risposta che sapeva di molto: dal «non so che farmene» al «ci devo lavorare». Andava bene tutto. Quel ragazzo brasiliano ne ha avute poche di occasioni, per adesso, senza che nessuno si offenda, e in primis l’artefice del suo acquisto, è stato un investimento sbagliato, affrettato, forse incauto. Perché Gerson è giovane, ha bisogno di tempo, di spazio e forse di un campionato diverso, magari come quello francese, dove la Roma lo aveva spedito a gennaio, per poi vederselo tornare indietro. Gerson è il simbolo di un pezzo di mercato che non è stato utile, ad oggi invisibile. Immaginiamo un attimo cosa avrebbe potuto fare la Roma con quei diciotto milioni. Invece: 267 minuti in Europa League, 130 in serie A, 4 nel preliminare di Champions e zero in coppa Italia e 90 con la Primavera, da capitano. Magari in futuro diventerà un pallone d’oro, ma è evidente che nella Roma è un calciatore non considerato e quanto sarebbe servito per dare cambio a qualche titolare. Quanto.

 CACCIA AL CENTRALE – La Roma, e Spalletti se ne era accorto subito, aveva bisogno almeno di un centrocampista in più, non a caso l’estate scorsa si erano fatti i nomi di Borja Valero e Badelj, poi a gennaio di Rincon, che ora non gioca nella Juve, mentre qui avrebbe fatto davvero comodo, specie per da fiato a gente come Strootman e Nainggolan, perché l’alter ego di De Rossi c’è, ed è Paredes. E’ chiaro che non si è voluto fare un discorso tecnico, perché a Trigoria sapevano tutti dell’importanza di ampliare la rosa, ma si sapeva che non c’era possibilità di fare investimenti corposi. Ed ecco che ad inizio gennaio si parte in tromba (era già andato via Iturbe): Muriel, Defrel, Deulofeu, Fegholui etc etc. Per poi arrivare a fine mese che questi calciatori non servivano più, così ci è stato riferito. Uno, almeno uno, sarebbe stato utile, invece, perché Dzeko non è infinito, in questa fase ha bisogno anche di tirare il fiato, perché i cali sono fisiologici, e si riparano con le alternative. A Lione che si fa, si mette Dzeko in panchina? Non è il momento. E quindi tutti, o quasi, dovranno fare uno sforzo in più, per poi aspettare Palermo per prendere fiato. Ecco perché serviva un centrocampista e un attaccante, e passi per l’attaccante esterno (era partito Salah) perché la Roma stava recuperando Florenzi e non si poteva certo immaginare quello che sarebbe successo dopo. Queste sono sfortune, non programmabili.

DAMMI SOLO UN MINUTO – Invece a gennaio è spuntato dal cilindro Grenier, talento finissimo, un po’ in difficoltà per via dell’inattività nell’ultimo periodo. La Roma prende il francese dal Lione sapendo, appunto, che non era pronto e che non avrebbe potuto giocare l’Europa League (a Lione andrà da spettatore gradito). In coppa Italia restano al massimo due partite, poi c’è il campionato, dove fino a ora, Clément ha giocato un minuto, nel recupero con la Fiorentina, gara abbondantemente vinta.

MARIO A PARTE – Discorso diverso vale per Mario Rui, arrivato nella capitale come possibile/probabile titolare. Poi la rottura del crociato gli ha rovinato la stagione: è rientrato quando Emerson era diventato il titolare del ruolo, la Roma aveva anche cambiato modulo. Ora fatica a entrare nelle rotazioni, avendo giocato pochissimo: una presenza di 3 minuti in campionato (a Crotone), due gare in coppa Italia (Samp e Cesena), una in Europa League (Villarreal), più un test di rientro nella Primavera.

Fonte: Il Messaggero

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