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IL TEMPO Giachetti: “La mia Roma è come Totti. Non si arrende mai e rimonta”

Roberto Giachetti
Roberto Giachetti

(D. Di Mario) Una rivoluzione in Campidoglio. Roberto Giachetti, candidato sindaco del Pd, non si cura di sondaggi e avversari, ma va dritto come un treno, concentrandosi sul suo programma per Roma. Ieri il vicepresidente della Camera ha compiuto 55 anni. Un compleanno passato a Milano, ospite in tv di Barbara D’Urso, e in compagnia dei figli.

Onorevole Giachetti, una giornata tutta per lei con la famiglia è sicuramente il più bel regalo di compleanno. A parte questo, cosa vorrebbe ricevere?

«Bella domanda… C’è Roma-Napoli e andrò all’Olimpico: vorrei un’altra doppietta di Francesco Totti, altri cinque minuti come quelli con il Torino».

Il capitano è sempre il capitano. Davvero lo porterebbe con lei in Campidoglio? Che ruolo gli assegnerebbe?

«Non so cosa voglia fare Francesco. Lui rappresenta una bellissima immagine della città, soprattutto per l’attenzione che rivolge verso i più deboli. È il simbolo di un impegno sociale costante. Andrei con lui e con Alessia Filippi nelle periferie, lo sport può essere una leva fondamentale per favorire l’aggregazione sociale in territori in cui i giovani crescono in strada e abbandonati».

Totti accetterà? L’ultima giornata di campionato è il 15 maggio, lei annuncerà la giunta il 21. I tempi ci sarebbero.

«Credo giocherà ancora una stagione. Ma se verrò eletto farò il sindaco per cinque anni, quindi quando avrà tempo e voglia se vuole dedicarsi alla città le porte sono aperte».

Non crede che le lacrime dei tifosi all’Olimpico vadano oltre il significato sportivo e ne assumano uno quasi sociologico: Totti come simbolo della Roma che vince, che ce la fa, che non si arrende?

«I tifosi sono una comunità che si indentifica nel suo capitano, una persona capace con le sue gesta sportive di risollevare uno stato d’animo depresso. Non va sottovalutato il ruolo di Spalletti nella rinascita della Roma. Però Totti incarna l’orgoglio e la forza di una città che ci crede. La Roma che voglio costruire è così: una città che ci crede fino alla fine, che ribalta il risultato sfavorevole e vince».

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