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IL MESSAGGERO Jim congela Garcia

Pallotta e Garcia
Pallotta e Garcia

(S. Carina/G. Lengua) Le voci di un cambio in corsa si susseguono ma Garcia, almeno apparentemente, va avanti per la sua strada: «Non penso al fatto che possa essere la mia ultima panchina. Sono il capo-branco, mi assumo certamente parte delle responsabilità ma preferisco preoccuparmi del Genoa». A sentirlo parlare, dà l’idea di conoscere già il suo futuro. E per lui, è ancora nella capitale: «Sono sereno e combattivo ma non sono stupido, so che ci sono delle cose da cambiare e da migliorare. Ma ho tante energie, conosco le regole del gioco ma adesso penso solo a vincere col Genoa. Poi penseremo a trovare delle soluzioni a gennaio. Dobbiamo dimostrare carattere e personalità, ritrovando voglia di giocare e freschezza fisica dopo la sosta, anche perché giocheremo di meno rispetto alla prima parte di stagione».

RASSICURAZIONI Ascoltandolo sembra essere un allenatore che ha ricevuto delle rassicurazioni. Eppure le indiscrezioni si susseguono: da Spalletti, pronto a subentrare già dalla prossima settimana, per arrivare addirittura alla boutade di Mourinho, fresco di licenziamento dal Chelsea, rilanciata dal sito inglese oneworldsports.com e ripresa da alcuni media italiani, dimenticando forse che l’ingaggio del portoghese si aggira sui 14 milioni di euro netti l’anno (esclusi i premi), il che equivale a circa 28 lordi. Più o meno un terzo del monte-ingaggi giallorosso che a fatica la Roma sta provando a limare, sotto l’occhio vigile del fair play finanziario.

SIBILLINO Sulla questione, dopo che da Trigoria parlano apertamente di «cabaret», fa chiarezza il presidente Pallotta, tirato in ballo in una fantomatica cena venerdì scorso a Londra con lo Special One: «Sciocchezze, sono stato a Boston tutta la settimana». Sibillino invece sulla sorte di Garcia: «Spero che la Roma vinca contro il Genoa – spiega al Ilmessaggero.it – ma qualunque decisione che io prenda o debba prendere su qualsiasi cosa, non potrà mai basarsi soltanto sul risultato di una singola partita». Una frase che si presta a qualsiasi interpretazione. Buonista (avanti comunque, sino al termine della stagione) o forcaiola (quale sia il risultato col Genoa, Garcia non sarà più l’allenatore della Roma). In precedenza, era apparso alquanto singolare che il tecnico francese, a domanda diretta sui rapporti con la dirigenza, avesse fatto soltanto il nome del direttore sportivo: «Sono contento dei miei rapporti coi dirigenti, ho totale fiducia in Sabatini, non è vero che non ho informazioni sul mercato, vedo più Walter che alcuni membri della mia famiglia». Sembra quasi che voglia ricordare al ds quanto dichiarato pochi giorni fa («Se affonda Rudi, affondiamo tutti»), sapendo che probabilmente è l’unico che può convincere Pallotta ad andare avanti con lui, nonostante l’eliminazione in coppa Italia e la frenata in campionato.

SURREALE Anche perché Garcia non ci sta a far passare la sua come una gestione deficitaria: «Non vinciamo dal derby dell’8 novembre ma questo non vuol dire che è tutto negativo. L’eliminazione dalla Coppa Italia in casa contro una squadra di Serie B è il vero fallimento, il punto nero della stagione. Ma per il resto va detto che abbiamo raggiunto la qualificazione agli ottavi di Champions League e in campionato è ancora tutto aperto. Siamo a tre punti dal secondo posto». Per restare nel gruppo di testa, però, sarà necessario battere la squadra rossoblù, anch’essa in crisi: «Sappiamo che pure per loro il momento è delicato. Sarà una lotta, ma dobbiamo vincere con carattere e personalità», dice il tecnico, che nella lista dei convocati ha inserito anche Iturbe nonostante l’imminente cessione al Watford.

ITURBE SALUTA A proposito: l’argentino ieri su Instagram ha pubblicato un lungo messaggio di saluto e di ringraziamenti alla Roma e ai tifosi giallorossi. «Forse il problema della Roma è che passa da gare in cui mostra uno spirito fantastico ad altre come quella con lo Spezia. Dobbiamo riflettere su come migliorare ed i giocatori devono prendersi le loro responsabilità. Ma per loro adesso non è facile giocare all’Olimpico e forse non è un caso che otteniamo risultati migliori fuori casa». Pensando ai ko in trasferta con Sampdoria, Inter, Bate Borisov e Barcellona e ai pareggi con Verona, Torino e Bologna, non c’è da stare tranquilli.

 

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