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LA REPUBBLICA “Oddio, ma che ho combinato?”

Florenzi
Florenzi

(M. Pinci) Un silenzio che dura una vita. Quanto possono essere lunghi 55 metri? Uno come Bolt li percorre senza affanno in 6 secondi, ma possono bastarne tre per scrivere la storia. La propria storia. La fuga, il tiro da metà immaginando quell’arco invisibile tra il fallo laterale ela porta. Impossibile? Alessandro Florenzi non se lo è nemmeno chiesto, ha provato a coprire il pallone con tutta la forza che aveva dentro. I58mila respiri dell’Olimpico si sono fermati per tre secondi, il tempo tra l’impatto e il boato. Le mani sugli occhi: «Oddio, ma che ho fatto?», mentre l’universo romanista si rovesciava sui suoi 173 centimetri. Emozione? «Penso si sia vista la mia faccia dopo che la palla è entrata,mi emoziono anche ora che lo rivedo». La genesi di quella lucidissima follia? «Non potevo darla a Dzeko, allora mi sono detto: al massimo faccia mo rimessa dal fondo». Anche così nascono le magie. D’ora in poi Florenzi non sarà più il nipotino che corre ad abbracciare la nonna in tribuna, ma l’uomo che ha stupito Sua Maestà Leo Messi, inventando davanti ai suoi occhi un gol da Maradona. Il suo idolo, Dani Alves, quel gol l’avrà visto da casa mangiandosi le mani.

Un gol da Champions League nato però a Crotone: era l’estate del 2011, quella in cui a Roma metteva le tende – per levarle in fretta – un certo Luis Enrique. Florenzi, ragazzino della Primavera, veniva spedito a Crotone, ma per lui, che nella Primavera romanista aveva sempre fatto la mezzala o il trequartista, al massimo il regista, a centrocampo non c’era posto. «Te la senti di fare il terzino?», gli chiese l’allenatore Leonardo Menichini. «Me la sento», rispose. Garcia ne ha raccolto i frutti: lo ha lavorato ai fianchi per convincerlo e fatto lavorare in campo per trovare le misure, per trasformarsi da ala in terzino. Lui si è fidato, ora non vorrebbe giocare in nessun altro ruolo: lo ha detto anche al ct Conte, che gli suggeriva di farsi impiegare più avanti. «Se lo aiutiamo Alessandro può diventare uno dei più forti al mondo in quel ruolo», giura De Rossi, che di terzini mondiali, da Cafu a Zambrotta, ne ha visti. «Non è una cosa da poco quella che ha detto, dovrò offrirgli qualche caffè». Magari i compagni ricambieranno con una cena, visto il regalo che quel gol vale: «Siamo arrivati a unbel punto dell’Everest, abbiamo fermato i più forti del mondo,ci sono campioni che hanno fattola storia». Una storia in cui,da ieri, una fetta di cielo se l’è presa anche lui. Giusto 55 metri.

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