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DIRITTI TV Premier League locomotiva d’Europa. Seconda la Serie A. Roma davanti a Bayern e Psg

diritti tv
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Un pallone, due porte un rettangolo verde. Questo era quanto bastava per cimentarsi nello sport divenuto più popolare al mondo. Nato come una disciplina elitaria, salvo poi esser praticato e prosperare tra le classi più popolari, proprio per la sua capacità di sfuggire alle tassonomie, il calcio sta rapidamente mutando la sua essenza trasferendo sul piano globale e finanziario, i valori che da sempre ne hanno inquadrato l’importanza all’interno della società civile.

I tempi moderni hanno portato in dote a questa disciplina la variabile televisiva con annesso il fiume di milioni da essa riversati sugli eventi sportivi ed i suoi protagonisti. Un inserimento che ha stravolto l’universo del calcio trasformandolo progressivamente in un business senza precedenti, con imponenti risvolti sul piano tecnico ed economico. L’incidenza dei diritti televisivi sulle possibilità di vittoria di un club ha acquisito un peso così prominente da escludere, confinando al senso onirico – salvo rarissime eccezioni – le affermazioni di realtà marginali nella scacchiera dell’universo geopolitico calcistico. Il calcio del resto é sempre più un elemento geopolitco. Lo dimostra lo scandalo Fifa e le “stravaganti” assegnazioni dei mondiali 2018 e 2022, oggetto di sospetti raccontati prima sui giornali e poi certificati dalle indagini che hanno generato le “temporanee” dimissioni di Blatter. Le imprese di club meno quotati hanno costituito in passato il sale ed il vivido tessuto di questo sport. Si perdono nella notte dei tempi le volte in cui il nano ha sconfitto il gigante: il Verona nel 1985 o la Sampdoria nei primi anni ’90 per non parlare del Kaisersalutern, campione nazionale da neopromossa nel segno di Olaf Marschall, solo per citarne alcuni. Da qualche anno a questa parte sembra non esserci più spazio per questi fascinosi rovesciamenti in grado di azzerare le distanze di blasone, economia, statistica, tradizione e potenziale tecnico. La narrativa televisiva, pur dischiudendo le porte della fruizione calcistica anche ad oscuri angoli di pianeta, ha contribuito attraverso la ripartizione dei proventi su scala gerarchica, a privare il futbol di quella dose di incertezza che ha da sempre reso più affascinanti le competizioni, tracciando un profondo solco tra società dignitarie e periferiche. La distribuzione dei diritti tv acuisce le distanze tra una compagine e l’altra, riducendo se non annientando la possibilità di gareggiare ad armi pari, inchiodando le compagini meno titolate al rango di quantità trascurabili che punteggiano la mappa calcistica. In Europa questa frattura é evidente sia tra club della stessa lega che fra le differenti leghe. Sempre più il risultato sportivo é la diretta conseguenza degli introiti economici che un club può vantare, di cui una ampia fetta derivante dalle televisioni.

Premier League
Premier League

PREMIER LEAGUE – Il massimo campionato inglese rappresenta il modello ispiratore oltre che l’esempio da seguire per raggiungere il maggior profitto dalla vendita dei diritti televisivi. Con un saldo di 2.247 milioni di euro nella scorsa stagione, la lega d’Oltremanica si issa in vetta alla graduatoria degli incassi tv. Il Chelsea si staglia sulla scena come la squadra con le più alte entrate, stimate in 138,7 milioni di euro. Seguono Manchester City ( 136 milioni) Manchester United ed Arsenal (135 milioni). Più staccati Liverpool (129,9), Tottenham (124 milioni) Southampton (115 milioni), Everton e Swansea (112 milioni ciascuno). Grande ricchezza anche nella colonna di destra della classifica dove Stoke City e Newcastle segnano eguali ricavi (109 milioni), precedendo West Ham(106 milioni) West Bromwich Albion (102 milioni) e Leicester a quota 100 milioni. Quel che colpisce osservando i ricavi ottenuti dalle singole compagini della Premier League sono le cifre messe a referto dalle ultime 3 della classe. A tradire le proporzioni sballate rispetto al resto d’Europa é sufficiente un dato: il Qpr ultimo classificato e retrocesso in Championship si é portato a casa 91 milioni di euro, uno in meno del Burnley e 2,5 in meno dell’Hull City terzultimo. Il divario tra quanto incamerato dalle “Guardie della Regina”, ultime classificate della Premier League e la Juventus Campione d’Italia e d’incassi in Serie A, si attesta in circa 3 milioni in favore dei bianconeri che ricevono dalla vendita dei propri diritti di immagine 94 milioni di euro. I criteri di distribuzione della divisione elitaria inglese prevedono una divisione del 50% degli introiti in parti uguali, con un 25% dipendente dal numero di trasmissioni live delle gare disputate da ciascun club. L’ultimo quarto degli utili viene invece ripartito secondo i risultati conseguiti nel corso dell’anno. Se a questo si aggiunge la possibilità di disporre di un utilizzo polifunzionale dello stadio ed un merchandising orientato a 360 gradi verso i mercati di tutto il pianeta, il dislivello assume connotati gargantueschi

 

Diritti tv
Diritti tv

SERIE A – Il vituperato campionato italiano se da una parte ha registrato negli anni un progressivo impoverimento tecnico, dall’altra riesce a difendere abbastanza bene la propria immagine, configurandosi come la seconda lega più pagata tra le top 5 europee: Il Belpaese può esibire un incasso complessivo di 837 milioni. Anche qui i rapporti di forza rispettano gli ingressi economici con la Juventus vittoriosa del suo quarto titolo, forte di 94 milioni devoluti dalle televisioni all’ indirizzo dei bianconeri. Alle spalle del club di Corso Galileo Ferraris, si piazzano le due milanesi. Nonostante gli scadenti risultati conseguiti nell’annata sportiva, Milan ed Inter si sono garantite introiti per 76 milioni di euro ciascuna, complice un bacino di utenza ed un appeal di fondo ragguardevole rispetto agli altri competitors del campionato domestico. La Roma alloggia in quinta posizione con 60 milioni di euro ricevuti dalle televisioni, preceduta di 2 milioni dal Napoli e saldamente davanti alla Lazio di 10 milioni. Fanalino di coda per entrate é l’Empoli, detentrice di appena 17 milioni di euro, 77 in meno della prima classificata. I criteri di divisione comprendono un 40% corrisposto in parti uguali alle formazioni facenti parte della massima divisione nazionale. Il 30% viene invece riconosciuto in relazione al bacino di utenza di cui gode ogni singolo club ulteriormente suddiviso: il 25% legato alla quantità dei sostenitori mentre il 5% al numero di abitanti stimati nel comune. Il residuo 30% viene invece assegnato in ossequio ai risultati raggiunti dalle squadre e scomposto in un 5% strettamente correlato ai risultati stagionali; 15% proporzionale ai risultati ottenuti nelle stagioni del quinquennio precedente e 10% fondato sui risultati conseguiti dal 1946/47 ad oggi.

 

Liga
Liga

LIGA – Tuttavia la forbice più elevata tra la formazione con maggiori entrate e la meno nobilitata dai diritti Tv si riscontra nella massima divisione iberica. Tra i 160 milioni del Barcellona campione ed i 13 incassati dall’Eibar intercorrono ben 147 milioni. Un divario che si ripercuote sul grado di competitività della lega iberica, che ha nel braccio di ferro tra Real e Barcellona l’unico vero fattore di interesse dominante. Motivo per il quale dalla stagione ventura si procederà ad una assegnazione centralizzata dei diritti nel triennio 2016-19.
Il decreto emanato da Josè Ignacio Wert, ministro di Educazione, Cultura e Sport, si prefigge l’obiettivo di infrangere il duopolio di Real Madrid e Barcellona smorzato soltanto da qualche affermazione estemporanea di compagini come Atletico Madrid, Valencia e Deportivo La Coruna, per restare all’ultimo ventennio di calcio. Per comprendere la portata della riforma è sufficiente pensare che su 760 milioni di fatturato, le due nobili di Spagna si sono spartite quest’anno ben 317 milioni circa con il Real Madrid lievemente indietro (157 milioni). Con la nuova riforma il 50% degli utili verrà ripartito in maniera eguale tra i 20 club del massimo campionato iberico, il 25% sarà invece vincolato ai risultati sportivi ottenuti negli ultimi 5 anni mentre il restante 25% verrà diviso utilizzando fattori di calcolo quali le presenze allo stadio. Le distanze dalla Premier League restano incolmabili, poiché la Spagna conta soltanto 3 club nella top 30 europea rispetto ai 14 facenti parte della prima divisione inglese

 

Sky Deutschland
Sky Deutschland

BUNDESLIGA – La minor percentuale di differenza tra la prima della classe e l’ultima si rintraccia nella Bundesliga, campionato che può esibire gli stadi più pieni di Europa e che ha negli introiti televisivi una fetta marginale rispetto alle leghe concorrenti. Il Bayern Monaco si giova di entrate per 50 milioni di euro, 30 in più del Paderborn – retrocesso in Zweite Liga – e fanalino di coda anche nella graduatoria degli incassi televisivi con 19 milioni di euro. La torta della Bundesliga pesa appena 579 milioni di euro; la meno sperequata ripartizione si traduce in un livello di competitività maggiore fra le varie affiliate al massimo campionato tedesco come dimostra spesso l’alternanza di club come Wolfsburg, Dortmund, Leverkusen più qualche outsider di varia sorta (quest’anno il Mönchengldabach) alle spalle della fissa presenza dei bavaresi al vertice.

Ligue 1
Ligue 1

LIGUE 1 – Discorso simile per il massimo campionato francese, cenerentola di incassi con 467 milioni di euro di ricavi. Il Psg rispetto alle omologhe rivali di altri tornei riceve soltanto 45 milioni di euro, 15 in meno della Roma e 5 in meno della Lazio. Seguono Marsiglia e Lione con 42 e 41 milioni mentre in coda si trova il Rennes ad 11 milioni di euro. Anche in questo frangente il coefficiente di competitività medio del campionato é salvaguardato da una distribuzione più salomonica che evita solchi profondi tra le varie partecipanti. Il Psg costituisce un inedito rispetto al canovaccio del campionato transalpino in virtù della disponibilità di un ingente potenziale economico derivante da altri aspetti che come per il Bayern in Germania, consegna un significativo vantaggio nella corsa al titolo rispetto alle altre pretendenti ancorate ad un livello complessivo molto simile tra di esse come dimostra la scarsa ampiezza del distacco tra una posizione e l’altra della classifica.

IL FUTURO PARLA INGLESE – Gli scenari futuri promettono di aumentare il gap tra il massimo campionato inglese e gli altri campionati. L’asta miliardaria per i diritti tv ha garantito alla lega inglese 6,9 miliardi di euro (5,1 miliardi di sterline), per il triennio 2016-19. Un accordo economica superiore di circa il 71% in confronto a quello firmato per il triennio precedente (2012-2015) stimato in 3 miliardi di sterline.
Una differenza che si rifletterà nella possibilità di condurre un mercato ambizioso capace di munire i club d’oltremanica dei calciatori più quotati grazie alla possibilità di usufruire di un portafoglio di spesa di gran lunga superiore rispetto alle altre concorrenti.
Se il precedente contratto stipulato aveva proiettato tredici club inglesi nel sinedrio delle 30 compagini con i maggiori ricavi complessivi registrati nel vecchio continente, non é pretenzioso immaginare che il nuovo accordo consentirà un incremento esponenziale anche per figure marginali del torneo britannico, abituate a partecipare senza lasciare segni tangibili. Questi 6,9 miliardi di euro peraltro proverranno unicamente dalle tv inglesi., riguardano soltanto le televisioni inglesi. La cessione dei diritti tv all’estero rappresenta un’ulteriore area di business in grado di espandere i ricavi ad una media di circa 3,3 miliardi annui nel triennio 2016-2019, per un totale di 9,9 miliardi. In Italia per quanto concerne i diritti televisivi del prossimo triennio, l’accordo siglato da Sky e Mediaset con la Lega ha assegnato le dirette della Serie A 2015-18 alle due emittenti, a fronte di un corrispettivo complessivo di 945 milioni a stagione, 572 milioni versati da Sky per la trasmissione satellitare e 373 milioni riconosciuti invece da Mediaset. L’incasso totale per il triennio su cui potranno far leva i club si Serie A arriva così a 2,8 miliardi di euro, cui aggiungere i proventi della vendita dei diritti televisivi riservati all’estero: 557 milioni garantiti da MP&Silva concessionaria per la vendita internazionale dei diritti, 100 milioni per gli highlights in chiaro e altri 80 milioni per la trasmissione delle partite su Internet e dispositivi mobili.

In passato la forza ed il fascino esercitato dal calcio é sempre stata quella di potersi considerare l’arte dell’imprevisto per l’eventualità di poter materializzare la variabile dell’imponderabilità, concedendo la possibilità a Davide di sconfiggere Golia per le virtù democratiche di cui è insignita la sfera. Oggi la consapevolezza di un pallone egualmente rotondo per entrambi gli schieramenti sta cedendo rapidamente il passo al potere del denaro ed alla dittatura delle immagini televisive.

A cura di Danilo Sancamillo

Twitter:@DSancamillo

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