(G. Piacentini) – Di Handanovic e Cech si parla da tempo, così come di Lloris, Ruffier e Sirigu. Non è un mistero che uno dei ruoli su cui Walter Sabatini si sta concentrando per rinforzare la Roma, è quello del portiere. Un’esigenza che è nata nel momento in cui si è capito che Lukas Skorupski ha ancora bisogno di tempo per maturare, e andrà a farlo altrove, e che Morgan De Sanctis deve cominciare a fare i conti con gli acciacchi dell’età, che in questa stagione lo hanno costretto a saltare un bel po’ di partite.
Il numero uno giallorosso, 38 anni ieri e festeggiato con i compagni di squadra a Trigoria, non ha però nessuna intenzione di abdicare. «Sogno di chiudere la carriera alzando un trofeo insieme a questi tifosi », le sue parole davanti alle telecamere di Roma Tv. Un rapporto, quello con la piazza romanista, che è stato fin dal primo giorno molto diretto: a De Sanctis sono riconosciute le doti di leader, di uomo che ci mette sempre la faccia. Lo ha fatto spesso a Roma, l’ultima volta domenica scorsa quando si è presentato in televisione a dire che non aveva apprezzato le critiche da parte delle istituzioni a lui e ai suoi compagni, che erano andati a parlare con la Curva dopo la sconfitta in Europa League contro la Fiorentina. «Da quando sto qui il processo d’ambientamento è stato ottimo. Il rapporto coi tifosi è schietto, sincero e determinato, ho scelto di rimanere a Roma anche al termine della mia carriera». Quando ne proseguirà un’altra, già cominciata, di consigliere federale.
«Per ora penso solo alla mia professione, ho ancora un anno e mezzo di contratto e sogno di chiudere la carriera dopo aver vinto un trofeo a Roma». Quest’anno non ci riuscirà. «Abbiamo attraversato un periodo un po’ difficile ma sembrerebbe passato e ora stiamo lavorando per ottenere i risultati che ci siamo prefissati: sono fondamentali per la squadra, per la società e per finire bene la stagione». Poi ci sarà tempo per pensare al futuro, con la certezza che qualunque portiere arrivi a Trigoria dovrà vedersela con lui.