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IL MESSAGGERO Da Pjanic a Keita e Maicon, il flop è roba da big

Pjanic e Verde
Pjanic e Verde

(A. Angeloni) – Skorupski, Maicon, Manolas, Astori, Cole, Pjanic, De Rossi, Keita, Iturbe, Doumbia, Gervinho. Una formazione intera “sotto rendimento”. Anche questa, la causa dei mali della Roma. Togliere a Garcia i migliori De Rossi (finito in panchina a Verona), Gervinho (irriconoscibile nel post Coppa d’Africa), Pjanic (spesso sostituito e tatticamente spaesato) o Iturbe (attualmente out, ma quasi impalpabile nel complesso), significa togliere tanto. Se guardiamo oggi il rendimento di Daniele, Mire e Gervais e lo paragoniamo a un anno fa, forse ci spieghiamo perché la squadra non gira. Keita, altro esempio, non sembra più lo stesso. Non si stacca dagli altri, si limita al compitino, il passaggio facile e la copertura che offre alla difesa è minima, il suo spessore internazionale finisce con il perdersi nella mediocrità generale. De Rossi poi, elemento in genere imprescindibile, è stato fuori per due lunghi periodi a causa di noie muscolari. Risultato: fatica a entrare in condizione. Per lui, e vale per tutti, è un discorso momentaneo: le sue qualità sono nascoste e non smarrite, ma per ora questo sta pesando. Oggi Garcia si trova con i titolari fuori condizione e con i loro sostituiti/alternative che non se la passano meglio. Questo, appunto, genera una mediocrità generalizzata. E più il rendimento scadente riguarda un big, più il botto è grosso. Nella formazione “sotto rendimento” c’è anche Skorupski, che ha avuto la chance di mostrarsi utile come titolare ma non ha convinto e ha lasciato il ruolo a De Sanctis, già di per sé in discussione.

TORNANDO A BENATIA Il discorso fatto per Keita, vale per Manolas. Avvio folgorante, innamoramento collettivo, poi il buio, proprio quando Kostas doveva dare quello strappo in più per mettere a tacere tutte le vedove di Benatia. Invece oggi si riparla di Mehdi, come l’uomo della differenza. E Astori? Nella fase migliore ha rimediato prima un infortunio al ginocchio e poi muscolare. E non è stato l’unico (vedi pure Maicon, Iturbe, Ibarbo). Doveva essere l’alter ego di Castan, ha giocato al suo posto con risultati del Castan versione Zeman. Yanga Mbiwa sembrava aver scavalcato tutti e ora sembra un altro: commette errori che prima non commetteva, tipo il fallo ricorrente, sintomo di mancanza di sicurezza. Non parliamo poi di Cole: le gambe dell’inglese cominciano a girare solo ora, ma non basta. Gervinho, continuando l’excursus dei big stanchi, è rimasto in Coppa d’Africa e come lui Doumbia: uno corre a vuoto, l’altro è fermo. Per ora. Il risveglio, di tutti, è d’obbligo. E’ impensabile che gli obiettivi rimasti vengano inseguiti dai giovani, servono i big. Quelli di una volta

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