CORRIERELAZIALE.IT Stadio della Roma, esposto del Comitato Tor di Valle alla Procura di Roma

Stadio della Roma
Stadio della Roma

(G.Migliore) – Lo Stadio della As Roma al vaglio dei magistrati della Procura di Roma. O meglio, è il progetto di realizzazione del nuovo impianto dove giocherà la squadra giallorossa ad essere al centro di un dettagliatissimo esposto-denuncia che il Comitato Tor di Valle ha presentato nei giorni scorsi alla stazione dei Carabinieri locali e dalla Procura. I residenti non sono ovviamente contrari all’impianto, ma alla “speculazione” che si vorrebbe generare sfruttando la cubatura assegnata al progetto. “Lo studio di fattibilità – sostiene il Comitato – non può prevedere altri tipi di intervento, salvo quelli strettamente funzionali alla fruibilità dell’impianto e al raggiungimento del complessivo equilibrio economico-finanziario dell’iniziativa e concorrenti alla valorizzazione del territorio, in termini sociali, occupazionali ed economici e comunque con esclusione della realizzazione di nuovi complessi di edilizia residenziale”. Tutto ciò non coincide con la bozza di progetto presentata in Assemblea Capitolina. Tutt’altro. Ecco il dossier segreto che racconta in maniera dettagliata, punto per punto, il business che gira intorno allo Stadio della Roma, progetto che il sindaco Ignazio Marino sta sponsorizzando in prima persona.

DIMENSIONI DEL PROGETTO EDIFICATORIO E SUA VERA SOSTANZA: Secondo la bozza di progetto presentata al Consiglio Comunale, l’intera superficie dello stadio, più i campi di allenamento, più il Nike Store e la Hall of Fame della A.S. Roma, sono destinati ad occupare circa 49.000 metri quadrati, cioè solo un settimo della superficie interessata alla colossale operazione del “BusinessPark”, che ammonta a ben 345.000 metri quadrati. Su questa superficie sono previsti 977.000 metri cubi di edificazioni a destinazione “direzionale” (tra cui tre grattacieli alti 220 metri) e un centro commerciale. Queste misure renderebbero palese che in realtà lo Stadio è solo un pretesto, un “cavallo di Troia”, per sfruttare l’art. 1 comma 304 lett. a) della Legge 147/2014 (cosiddetta “Norma sugli stadi”) e ottenere il permesso per riversare in quell’area quasi un milione di metri cubi di cemento. A ben valutare, vista nella sua interezza questa sembra essere la più grande speculazione realizzata in un’area dove secondo il Piano Regolatore Generale sarebbe prevista la realizzazione di un “Parco Tematico” con cubature dedicate limitate ai 112.000 metri quadri di Superficie Utile Lorda.

MOBILITA’: Le condizioni della viabilità in questo settore della città sono già ora fortemente critiche, e in alcune ore della giornata pressoché al collasso. L’edificazione di quasi un milione di metri cubi destinati a uffici e spazi commerciali, con la previsione a regime di 15/25.000 lavoratori e utenti giornalieri, nonché 50/60.000 spettatori in occasione delle partite di calcio e di altri eventi, costituirebbe un carico impossibile da sostenere. A fronte di ciò, le opere proposte dal costruttore sono del tutto risibili e insufficienti:

1) L’unificazione dell’asse Via Ostiense/Via del Mare solo nel tratto prospiciente l’area del “Business Park” fino al GRA: una razionalizzazione apparentemente valida, ma che non aumenta la “capienza” totale dell’asse viario, per non dire che si tratta di una vera e propria presa in giro per i 200.000 romani che vivono nei quartieri da Vitinia a Ostia Lido.

2) Una nuova fermata/capolinea della metropolitana B a Tor di Valle: inutile e dannosa. Inutile perché a Tor di Valle c’è già una fermata importante, quella del treno Roma-Lido: è del tutto evidente che l’opera necessaria ai cittadini sarebbe l’adeguamento e la trasformazione in metropolitana di quest’ultimo servizio per l’intera tratta, mentre la costruzione di un nuovo capolinea della metro B a Tor di Valle segnerebbe l’accantonamento definitivo di questo progetto. Dannosa perché l’aggiunta di un nuovo capolinea della metro B a Tor di Valle causerebbe un peggioramento del servizio per tutti gli utenti che si servono delle fermate Palasport, Fermi e Laurentina (per intenderci, tutti i pendolari e gli abitanti dei quartieri costruiti intorno alle Vie Laurentina, Pontina, Cristoforo Colombo!) che vedrebbero dimezzata la frequenza dei treni da e per Laurentina. In sostanza, si ottiene il paradosso che per favorire i clienti del “Business Park” si crea un danno a tutti i romani che si servono della Roma-Lido e della metro B.

3) Un ponte sul Tevere per collegare il “Business Park” all’autostrada Roma-Fiumicino: un’opera utile solo a portare clienti al costruendo Centro Commerciale, ma che non servirà per nulla a decongestionare il traffico del quadrante critico a sud dell’asse Via Ostiense/Via del Mare. Poco più a monte è già prevista la costruzione di un nuovo ponte sul fiume Tevere, il cosiddetto “Ponte dei Congressi”, di cui il ponte del “Business Park” costituirebbe un doppione utile, come detto, solo ai clienti del costruendo centro commerciale. 4) Un ponte pedonale sul Tevere, che al massimo può diventare la meta di una passeggiata domenicale, ma che non è nemmeno ascrivibile alla voce “opere di viabilità”.

FINALITA’: L’intera operazione edificatoria non risponde ad alcuna necessità della città di Roma: 1) A Roma l’offerta di immobili per uffici e spazi commerciali è oggi di gran lunga superiore alla domanda. Per rimanere nel raggio di pochi chilometri da Tor di Valle, all’Eur campeggia un enorme cartello di “affittasi” sul grande palazzo per uffici di Piazza Sturzo, l’IBM sta utilizzando solo tre dei suoi cinque palazzi direzionali al Torrino, il grattacielo con destinazione direzionale di Euroma2 non ha trovato acquirenti ed è stato “piazzato” alla Provincia di Roma che lo ha pagato 263 milioni di euro. 2) La costruzione di un nuovo centro commerciale incastonato tra quello di Euroma2 e i vari Parchi Leonardo/Da Vinci della Roma-Fiumicino non corrisponde a nessuna esigenza della cittadinanza. Anzi, anche in questo caso costituirebbe in realtà un danno, causando la chiusura di decine di piccoli esercizi del commercio di prossimità, in quartieri, peraltro, periferici e già poveri di qualità (l’esempio delle file di saracinesche abbassate a Spinaceto o al Poggio del Torrino dopo l’apertura di Euroma2 dovrebbe insegnare qualcosa). 3) Quelli al “Business Park” non sono “posti” di lavoro intesi come “sedi” a creare lavoro (altrimenti a Roma non ci sarebbe disoccupazione!). Gli unici veri posti di lavoro che si creerebbero sono circa 400 posti nel ramo dell’edilizia e dell’impiantistica per la sola durata del cantiere.

COSTI E PROFITTI: Da qualche anno l’ippodromo di Tor di Valle è chiuso e l’area intorno ad esso è stata lasciata degradare. A oggi risulta che già 547.015 mq sono di proprietà della società proponente Eurnova, mentre altri 451.780 sono riconducibili ad una Società che, fino ad aprile 2014, risultava con sede legale in Lussemburgo. Quest’ultima area dovrebbe essere soggetta a esproprio dopo l’approvazione del progetto da parte delle Amministrazioni Locali. L’acquisizione dei terreni di proprietà della Società “lussemburghese” è resa indispensabile dal fatto che per realizzare il cosiddetto “BusinessPark” è necessaria un’area dove realizzare le opere di urbanizzazione e tutto quanto previsto dagli standard urbanistici (parcheggi, vie di accesso, spazi verdi etc.). E’importante evidenziare il fatto che già oggi, senza la necessità della dichiarazione di “interesse pubblico” da parte del Consiglio Comunale, il Pallotta potrebbe realizzare il suo personalissimo stadio, in quanto, come ha ben ribadito l’assessore all’Urbanistica del Comune di Roma Arch. Giovanni Caudo, secondo il Piano Regolatore Generale vigente, in quell’area (destinata a verde privato attrezzato) si possono realizzare ben 320.000 metri cubi di strutture per impianti sportivi. Sulla vendita dei terreni alla società Eurnova è in corso un’indagine da parte della Magistratura che deve chiarire se il prezzo pagato alla precedente proprietà sia congruo. Sulla quota dei terreni di proprietà della Società “lussemburghese” i cittadini del Comitato Salviamo Tor di Valle dal cemento ritengono che sia necessario chiarire questo aspetto: nel momento in cui il Consiglio Comunale avrà riconosciuto l’”interesse pubblico” alla realizzazione del “Business Park”, il proponente, cioè la Società Eurnova del costruttore Parnasi, avrà diritto ad espropriare l’area di proprietà della Società “lussemburghese” al prezzo di mercato, consentendo a detta Società di realizzare un profitto di circa 250 milioni di euro. La Società “lussemburghese” infatti ha acquistato il terreno quando, ben prima dell’autorizzazione a realizzare il “Business Park”, non valeva granché, in quanto terreno agricolo, ma lo stesso terreno, una volta che il Consiglio Comunale avrà deliberato il riconoscimento del “pubblico interesse” al “Business Park”, avrà un valore di gran lunga superiore. Tale valore è da noi approssimativamente calcolato in 250 milioni di euro che corrispondono all’attuale prezzo di mercato di un terreno di uguale misura cui siano stati concessi i diritti edificatori. Sarebbe interessante conoscere chi sono gli azionisti di questa Società “lussemburghese”.

RISCHIO IDROGEOLOGICO: Non sembra preoccupare nessuno, tranne noi cittadini e abitanti in questo quadrante di città, il fatto che in un’ansa del fiume Tevere si prevede di coprire di asfalto e cemento una superficie di 345.000 metri quadrati, di versare su di essa un milione di metri cubi di cemento. Evidentemente gli interessi in gioco sono pesanti, ma come non capire che si stanno ripetendo gli stessi errori commessi nella furia edificatoria che ha devastato l’Italia negli ultimi 50anni, costruendo e cementificando senza criterio aree del tutto inadatte a questo scopo?

ESTETICA: Nel “Business Park” è prevista la costruzione di tre grattacieli di 220 metri. Si tratta di un’altezza abnorme, circa il doppio dei due già inutili (e orrendi) grattacieli di Euroma2 realizzati dallo stesso costruttore del futuro “BusinessPark” di Tor di Valle: quello a destinazione residenziale pressoché invenduto (pochi acquirenti sono stati così stupidi da pagare milioni per un loculo in un mostruoso alveare di cemento); quello a destinazione direzionale “piazzato” alla Provincia di Roma per 263 milioni di euro, ma ancora inutilizzato (se mai lo sarà). Tre inutili, ridondanti, grotteschi grattacieli di 220 metri costituiscono un’operazione edificatoria che appartiene allo stile delle petrol-monarchie arabe. Non hanno nulla a che fare con una città come Roma, anzi, la deturpano, la banalizzano e la degradano al rango di una delle tante città prive di vera architettura d’arte, nelle quali gli architetti e i loro padroni vanno alla disperata ricerca di effetti speciali e fuochi d’artificio per attirare visitatori.

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