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SPORT WEEK Lamanna, quel rigore può complicare la vita

Eugenio Lamanna
Eugenio Lamanna

(L.Garlando) Immaginate un ragazzo che viene assunto da un’azienda, si presenta al suo nuovo posto di lavoro e, prima ancora di sedersi alla sua scrivania, viene convocato dal datore di lavoro che gli comunica un aumento di merito. A Eugenio Lamanna, portiere del Genoa, domenica scorsa è capitato qualcosa del genere. Entra in porta al posto del titolare Perin, espulso, debutta in serie A e prima ancora di calciare un rinvio e sbrigare un minimo di ordinaria amministrazione, para un calcio di rigore. La prima palla in assoluto che tocca Lamanna in serie A (non la seconda o la terza: la prima!) è il tiro di Adem Ljajic dal dischetto. Mai successo. Quello che per tanti è un punto di arrivo (parare un rigore contro una squadra importante) per lui è diventato un folgorante punto di partenza in serie A. Ragazzo fortunato? Questo è ancora tutto da vedere.

Spesso una partenza a razzo espone ad aspettative pesanti che possono anche ricaderti addosso e farti male. Prendiamo Simone Scuffet. Nella stagione scorsa l’Udinese lo fece debuttare in A a soli 17 anni, Prandelli lo chiamò a Coverciano e lo tenne in considerazione fino all’ultimo per un posto al Mondiale brasiliano. Tutto subito, anche più di Lamanna.

Quest’estate però il predestinato Scuffet ha rivelato lacune tecniche e fragilità sulle quali l’Udinese ha deciso di lavorare, togliendo il ragazzo dalla luce dei riflettori, per non bruciarlo. Il titolare che ha sforato la convocazione mondiale oggi sta in panchina, fa comparsate in coppa Italia e risponde alle convocazioni dell’Under 19. Un bel salto all’indietro. Prendiamo invece Fernando Muslera. La Lazio lo fece esordire in A nel settembre 2007 contro l’Empoli. Cinque partite più tardi incrociò il Milan all’Olimpico e subì 5 gol che agevolò con incertezze plateali. Uno lo prese inginocchiandosi goffamente davanti all’attaccante rossonero, sembrava un puledro appena nato che fatica a reggersi sulle gambe. Fece ancora più tenerezza nel dopo-partita quando si presentò davanti ai microfoni con uno zainetto in spalla. Sembrava un liceale che era riuscito a imbucarsi nell’area spogliatoio. Ma il coraggio di affrontare le telecamere dopo la figuraccia segnalavano una forza interiore che, unita all’esperienza maturata successivamente, lo avrebbe trasformato nel portiere dell’Uruguay che ci cacciò dal Mondiale.

Lo stesso Perin, che un giorno ne prese 5 a Marassi con la maglia del Pescara, è cresciuto e si è fortificato attraverso le esperienze e le delusioni. Oggi è desiderato dai grandi club e frequenta Coverciano. Cosa succederà a Lamanna che ha cominciato dalla fine, parando un rigore? Maturerà come Perin o si scoprirà addosso crepe come Scuffet? Può anche essere che Ljajic, sbagliando dal dischetto, gli abbia complicato la vita.

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