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LA REPUBBLICA Psicosi da Ebola, la Coppa d’Africa che nessuno vuole

Coppa d'Africa
Coppa d’Africa

(F. S. Intorcia) Se la Coppa d’Africa non andrà in Marocco, il Marocco non andrà in Coppa d’Africa. Vendetta, tremenda vendetta, quella consumata ieri dalla Caf, che ha escluso i Leoni dell’Atlante dalla competizione. È la prima sanzione per il rifiuto di ospitare il torneo: terrorizzato da Ebola e dal rischio contagio, il governo di Rabat aveva chiesto più volte l’annullamento o il rinvio della coppa di sei mesi o un anno, senza successo. Poi, lunedì, ha definitivamente chiuso le porte. E non è certamente una decisione isolata. A due mesi dal calcio d’inizio del 17 gennaio, l’edizione numero 30 della Coppa d’Africa non ha ancora una casa, clamorosamente. Non la vuole nessuno, o quasi. Eppure la Caf ha confermato torneo e date: non vuole arrendersi neppure a un saggio slittamento. La Coppa s’ha da fare, a ogni costo: oggi è attesa la decisione.

L’ultima ipotesi, sul tavolo dell’Esecutivo riunito da ieri al Cairo, prevede il coinvolgimento di più paesi organizzatori, fino a quattro. Angola, Gabon e Nigeria sarebbero già interessati. O, almeno, dei sette paesi consultati nelle ultime settimane per avere una carta di riserva, sono quelli che non hanno ancora detto un chiaro “no”. E sono anche i più attrezzati: l’Angola è stato paese ospitante nel 2010, il Gabon nel 2012 (con la Guinea Equatoriale). La Nigeria si era candidata più volte negli ultimi anni, ha appena inaugurato lo stadio di Uyo (Akwa Ibom International, 30mila posti), è campione uscente e le farebbe comodo un posto di diritto nella fase finale, visto che fin qui sta soffrendo nelle qualificazioni e rischia di non farcela. Di contro, la concomitanza con le elezioni politiche di febbraio è un ostacolo rilevante. Nel resto del continente rotola la paura. Che il pallone si faccia vettore del contagio. Che ogni gol suggerisca pericolosi abbracci. Che ogni partita diventi un focolaio, mescolando bandiere e genti.

L’11 ottobre, il ministro dello sport del Marocco aveva inviato una dura lettera all’Esecutivo«Bisogna evitare assembramenti di persone dei paesi colpiti dal virus». E in fondo Ebola, che ha già fatto 5mila vittime in Africa occidentale, è già a contatto con la Coppa nelle qualificazioni. I paesi in emergenza sanitaria sono Guinea, Sierra Leone e Liberia (altri 14 sono considerati potenzialmente a rischio dall’OMS). La Guinea gioca le gare interne proprio a Casatutto. blanca: dopo Togo e Ghana, il 19 novembre sfiderà l’Uganda. In Sierra Leone nessuno vuole andarci: campi invertiti, perciò, contro Congo, Camerun e Costa d’Avorio. E al nazionale John Kamara, dopo il match di ottobre contro i camerunesi, il suo club, il Pas Lamia, ha detto: «Resta lì per un po’, non tornare in Grecia». La Liberia è uscita al primo turno. Con due partite ancora da disputare, solo la Guinea è in corsa, alla Sierra Leone non basterebbe un miracolo.

Nel 2013 gli spettatori furono 734mila in Si giocò in Sudafrica, altra edizione maledetta: l’organizzazione spettava alla Libia, lo scoppio della guerra civile del 2011 dopo la caduta del regime di Gheddafi costrinse la Caf a dirottare la coppa nel Paese più attrezzato. Abituato al ruolo di riserva (già nel ‘96 sostituì il Kenya, in quel caso per ragioni economiche), il Sudafrica avrebbe una nuova occasione per riempire le grandi cattedrali del Mondiale 2010, inusitatamente gigantesche, solitamente deserte. Stavolta ha rifiutato, il 17 ottobre: altro termometro della psicosi. Sondati più o meno in segreto dalla Caf, si sono tirati indietro anche Egitto, Sudan e infine il Ghana. Mahama Ayariga, ministro dello sport di Accra, dopo una prima apertura, è stato tremendamente chiaro con la Caf: «Ci spiace, non siamo nella posizione di farcela». Persino i vescovi ghanesi si sono schierati: «Spostare la data della coppa è l’unica soluzione, a parte le preoccupazioni sanitarie non riusciremmo a organizzare logistica e infrastrutture ». Appelli caduti nel vuoto.

Il sorteggio della fase finale era previsto il 26 novembre a Rabat: andrà riprogrammato. Rabat e Marrakesh — sedi desginate dell’African Cup con Tangeri e Agadir — ospiteranno regolarmente il Mondiale per club Fifa, dal 10 al 20 dicembre. Quanto alla Coppa d’Africa, l’esclusione di Benatia e compagni non è l’unica pena. «Il Comitato organizzatore — spiega la Caf — può successivamente applicare le sanzioni necessarie in seguito al mancato rispetto delle clausole contrattuali da parte della Federazione reale marocchina». Il torneo ha un ricco main sponsor di telecomunicazioni (di qui il nome mutato in Orange African Cup), partner internazionali come la Nissan, diritti tv già venduti (Eurosport per l’Europa, Francia esclusa), un giro d’affari da decine di milioni. Per la stampa algerina, pungente, il Marocco avrebbe rinunciato per problemi economici e per non fare brutta figura, con una nazionale all’88° posto del ranking Fifa. Tutt’altra paura, questa, francamente risibile.

 

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