(L. Valdiserri) Molto presto, probabilmente, il Parma non ci sarà più, stritolato dai debiti che la perfetta macchina del calcio italiano ha permesso di accumulare ai suoi dirigenti, però all’Olimpico c’è stato abbastanza Parma per far cadere la Roma al punto più basso della gestione Garcia. È finita 0-0, con i giallorossi contestati dalla curva che, fino al 93’, li aveva incoraggiati sperando nel miracolo, perché solo la fede nel miracolo era rimasta. Le palle gol più nitide sono capitate ad Ashley Cole (44’ s.t.), un giocatore che da mesi è considerato finito, e a Daniele Verde (48’ s.t.), un classe 1996 che fino a pochi mesi fa poteva soltanto sognare un futuro da calciatore professionista. Questo dice tutto del modo con cui la Roma ha affrontato la gara.
Garcia si è fidato dei due ivoriani, arrivati solo venerdì a Roma, da campioni della Coppa d’Africa. Doumbia è stato disastroso, come può capitare a chi è appena sbarcato dall’aereo e non conosce nemmeno i nomi dei compagni. Però ha mostrato anche limiti tecnici inquietanti. La speranza dei romanisti è che sia stata tutta colpa della stanchezza. Gervinho è stato, se possibile, ancora più dannoso. Ha perso tutti i palloni tranne uno, quello che ha tirato in porta al 14’ s.t. ed è stato respinto da Mirante. A differenza del compagno, Gervinho conosceva alla perfezione gli schemi di Garcia.
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