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IL FATTO QUOTIDIANO Alfano, tre mesi dopo: “Più Daspo per tutti”

Alfano
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(L.Pisapia) – Approvato il decreto Alfano che inasprisce le pene per le violenze negli stadi. “Useremo la mano dura, perché quello che è successo all’Olimpico non debba più ripetersi. Per questo il pensiero va alla mamma di Ciro Esposito”, ha detto il ministro degli Interni illustrando la nuova legge. E non importa che sull’omicidio che ha insanguinato la finale di Coppa Italia siano ancora molti i punti oscuri, e diverse le responsabilità da chiarire. Sull’onda emotiva della morte del ragazzo napoletano, ecco pronte una serie di misure riducibili nello slogan: più daspo per tutti.

Il Daspo, divieto di assistere alle manifestazioni sportive, previsto per la prima volta dalla legge 401 approvata nel 1989 e successivamente modificato più volte, è infatti esteso da uno a tre anni, mentre prima era da tre mesi a un anno. Mentre il daspo per i recidivi è esteso da cinque a otto anni, mentre prima era al massimo fino a cinque. Agli stessi recidivi, inoltre, potrà essere imposta la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, gestita dal questore. “Un provvedimento che di solito è usato per i mafiosi”, dice Alfano.

Nessuna parola sul fatto che i daspati in Italia siano già 5mila, e che la maggior parte dei provvedimenti sia poi rigettata dai vari Tar. Nulla nemmeno sui dati che dimostrano un calo della violenza del 60% negli ultimi sette anni, e un numero di episodi che è di cinque-sei volte minore di quelli che accadono nelle tanto celebrate Germania e Inghilterra (fonte lo studio della Link Campus University pubblicato giusto a inizio agosto). Anzi, nasce anche il cosiddetto daspo di gruppo, ove il divieto può essere esteso a tutti i componenti di un gruppo in cui alcuni elementi commettono violenza, dentro o fuori dagli stadi, o espongono striscioni razzisti all’interno. E gli innocenti? “Andranno valutati caso per caso”, risponde Alfano, consapevole che per diversi giuristi, anche tra quelli consultati dal Viminale, questa misura del daspo di gruppo è incostituzionale. Per tacere dei Tar che saranno inondati di nuovi ricorsi. Il decreto permette poi di estendere il divieto di assistere alle manifestazione sportive anche a chi è denunciato o condannato per delitto conto l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica: in pratica un daspo di piazza. Altro punto controverso giuridicamente è il divieto di trasferta fino a due anni per le tifoserie violente, provvedimento valido anche per episodi accaduti all’estero e per cui il responsabile del gruppo anche se incensurato riceverà un daspo della durata minima di tre anni. A differenza degli altri provvedimenti, il divieto di trasferta lo gestirà direttamente il ministro dell’Interno.

Poi, per i reati d’istigazione razziale, etnica e religiosa – non quindi per la cosiddetta discriminazione territoriale o i semplici cori contro altre tifoserie – sarà possibile intervenire con l’arresto in differita, fino a 36 ore dall’accaduto. Nel decreto è contenuta anche una norma per cui sono inasprite le sanzioni penali ed elevate quelle pecuniarie nei casi di frodi sportive, combine e alterazioni di risultati per calcioscommesse. Nove anni il massimo della pena e diventano possibili anche le intercettazioni telefoniche. Infine, snellimento della burocrazia, e velocizzazione delle risposte che le amministrazioni locali devono fornire alle società, per realizzare lavori dentro gli impianti per migliorare la sicurezza. Sarà quindi più facile innalzare nuove barriere e costruire nuovi tornelli. “Siamo molto soddisfatti – ha detto il sottosegretario Delrio –. Il decreto varato dal Cdm consentirà di riportare le famiglie negli stadi in maniera più sicura e tranquilla”.

Peccato nel decreto manchi qualsiasi riferimento all’abbatti – mento delle barriere dentro e dei tornelli fuori dagli stadi, all’uso degli steward, al lavoro delle società per migliorare impianti fatiscenti che sono desolatamente sempre più vuoti ogni anno che passa. In che modo queste misure repressive, oltre che generare forti tensioni sociali in un momento di crisi, possano agevolare le famiglie ad avvicinarsi agli stadi italiani, tra i peggiori del continente, resta da capire.

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