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ORA D’ARIA “Riflessioni sparse” di Paolo Marcacci

Ora d'aria di Paolo Marcacci
Ora d’aria di Paolo Marcacci

Il mancato rispetto per il passato uccide qualsiasi speranza verso il futuro. Non è uno slogan di quelli che il Ministero della Pubblica Istruzione manda in rete di quando in quando per incentivare lo studio della storia; è ciò che abbiamo pensato quando siamo venuti a conoscenza di un retroscena, per noi incredibile, dell’immediato dopopartita di Brasile-Germania. Marcos Cafu, vale a dire tre finali mondiali e due Coppe FIFA che camminano su gambe arcuate, viene allontanato dallo spogliatoio della Selecao, dove voleva entrare per confortare i giocatori, in quanto “persona estranea”. Forse anche in quanto opinionista impietoso verso la fragilità emotiva di David Luiz e compagni, espressa senza peli sulla lingua nei giorni precedenti la disfatta di Belo Horizonte. Non che la questione cambi di una virgola.

Josè Maria Marin, presidente della Federcalcio brasiliana che verrà ricordato per la più vergognosa disfatta verdeoro, in quanto estensore del divieto, dovrebbe essere il primo a sapere che se quella casacca era considerata, anche con i Ramires e i Fred, tra le papabili vincitrici del mondiale e, anzi, favorita numero uno alla vigilia in quanto padrona di casa, è per merito di chi le ha cucito addosso una leggenda, in decenni di vittorie storiche, giocate inimitabili, partite da tramandare ai posteri. Gente come Pelè, Carlos Alberto, Rivelinho, Romario, Aldair, Bebeto e, appunto, Cafu. Gente che, purtroppo, non scende più in campo e, a quanto pare, neppure negli spogliatoi.

Le cinque coppe mondiali, curriculum da esibire in partenza, sembrava dovessero rappresentare un magico Graal capace di influenzare, potenziandole, le prestazioni di una nazionale carente di leader a centrocampo, tecnicamente sotto la media storica, dissennata dal punto di vista tattico nella semifinale in cui i tedeschi l’hanno calcisticamente brutalizzata. Forse, oltre alle colpe di Scolari e alla superiorità della Germania, parte delle spiegazioni vanno anche ricercate nella mancanza di rispetto verso i predecessori dei giocatori attuali: buoni da citare come leggende, scomodi quando si permettono di dire la loro senza ipocrisie.

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