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LA REPUBBLICA La gaffe razzista di Tavecchio diventa un caso politico. Il Pd “E’ incandidabile”

Carlo Tavecchio
Carlo Tavecchio

(M. Pinci) L’eco di quelle parole continua a rimbombare nella pancia vuota del calcio italiano alimentando la rabbia di chi le ascolta incredulo. «Optì Pobà è arrivato che mangiava le banane e ora gioca titolare in serie A», così Carlo Tavecchio presentava venerdì la propria candidatura a numero uno in pectore del calcio italiano. Nemmeno ventiquattro ore di gestazione prima che gli evidenti riferimenti razzisti espressi nel discorso dell’aspirante presidente della Federcalcio risvegliassero reazioni indignate, per poi degenerare in un caso politico che oppone centrosinistra e centrodestra.

È dal calderone dei social network, dove sarcasmo e violenza verbale si mescolano indistinti, che arrivano i primi attacchi frontali: “Ritiri la candidatura”, e “Tavecchio vattene” sono slogan cavalcati in massa sul web. La politica allora si ridesta e torna a prendere una posizione netta anche nella corsa al vertice della federazione sportiva, mettendo all’indice quell’odioso rigurgito dialettico: «Il signor Tavecchio dovrebbe ritirarsi dopo le sue indegne dichiarazioni di ieri», la sentenza firmata dal deputato democratico Roberto Morassut in una nota dai toni più che decisi. Trentatré giorni fa l’eliminazione ai Mondiali contro l’Uruguay faceva franare l’establishment del calcio italiano, con le dimissioni di ct e presidente federale. Il movimento sull’orlo del fallimento resta immobile a contemplare i propri errori nell’attesa di poter determinare un nuovo vertice della Federazione. Eppure proprio l’elezione del nuovo presidente diventa l’innesco per far detonare una inattesa bagarre, che tracima in fretta dall’ambito sportivo spaccando a metà l’universo politico. Il pretesto per scontri verbali tra i fronti opposti della scena istituzionale. Così se il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega sullo sport Graziano Delrio fa filtrare “Sconcerto e irritazione”, per la frase xenofoba del candidato alla poltrona della Figc, le fila politiche di Forza Italia si mobilitano a tutela di Carlo Tavecchio, in netta opposizione al punto di vista del centrosinistra, come dimostra l’entrata a gamba testa del vice presidente al Senato Maurizio Gasparri, che parla di «polemica esagerata, montare una campagna antirazzista su una frase di Tavecchio, che peraltro si è scusato, sembra un’esagerazione». Poi il graffio: «Invito qualcuno che vedo agitarsi, nel Pd soprattutto, a scendere da cavallo». Gli fa eco l’agguerritissima deputata forzista Daniela Santanché, ridefinendo la scivolata mediatica di Tavecchio «un brivido patriottico» che «alla sinistra è andato di traverso». Il riferimento chiama direttamente in causa il coordinatore del dipartimento sport del Pd, Luca Di Bartolomei, portavoce dalle prime ore della giornata della richiesta di «un passo indietro», insieme ai colleghi Stefano Bonaccini, segretario regionale, e Davide Faraone, responsabile nazionale di Welfare e scuola del Partito democratico. Un coro a cui si aggiunge il coordinatore nazionale di Sel Nicola Fratoianni: «Nessuna gaffe. Solo razzismo. Solo ignoranza. Solo volgarità. Questo non può fare il presidente di nulla. #Tavecchiovattene».

Posizione netta, almeno quanto quella dell’ex ministro per l’integrazione Cecile Kyenge, che accusa «l’atteggiamento paternalistico nei confronti di chi si pensa inferiore e da civilizzare». Eppure il segretario leghista Matteo Salvini sembra volerlo ignorare, e anzi trasforma la diatriba nell’occasione per un nuovo attacco politico al presidente del Consiglio: «Renzi occuperà di diritto anche la poltrona di Presidente della Figc. Da domani banane vietate per legge in tutti i negozi». Probabilmente basterebbe tenerle lontane dai manifesti elettorali. Anche quando si parla di calcio.

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