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GAZZETTA DELLO SPORT Qui serve un’altra Italia

Cesare Prandelli
Cesare Prandelli

(L. Garlando) – Chi dice Donnola, dice danno. Il gol del costaricano Bryan Ruiz, detto laDonnola per la voracità dei sui guizzi, ha fatto saltare in aria l’agenda di Prandelli che avrebbe voluto ripetere il piano di volo di un anno fa in Confederations Cup: felice esordio con il Messico, grande sofferenza atletica alla seconda con il Giappone, che ci prese a pallate, ma vincemmo d’esperienza e alla terza, già qualificati, il turnover col Brasile consentì a molti titolari di rifiatare e di ripresentarsi alla quarta davanti alla Spagna mondiale e di disputare un partitone. Se anche contro la Costa Rica, l’Italia fosse riuscita a vincere nella sofferenza ampiamente prevista per la seconda partita, Prandelli avrebbe dato spazio alle seconde linee contro l’Uruguay, con la qualificazione in tasca, e avrebbe risparmiato molti titolari per gli ottavi. Il morso della Donnola (e quelli a vuoto di Balotelli) hanno stravolto il quadro. Italia-Uruguay sarà una finale, siamo già sull’orlo del Mondiale. Una spallata di Luis Suarez, il Pistolero, o di Edinson Cavani, il Matador, possono sbatterci fuori. Mercoledì dovremo almeno pareggiare. Prandelli, anche alla terza puntata dovrà mettere in campo gli attori migliori. Sì, ma quali sono?

Stanchi e rotti Non è così facile stabilirlo, perché gli infortuni e le massacranti condizioni di gioco hanno alterato i valori e le candidature. Siamo stati i primi a riconoscerlo: «Non abbiamo perso con la Costa Rica solo per il caldo, ma anche per l’anima molle ed errori tecnici e tattici». Però, sull’inerzia del risentimento per la figuraccia, non è giusto neppure sbolognare il problema con superficialità: «Fa caldo per tutti». No, come spieghiamo più avanti nel giornale non fa caldo per tutti allo stesso modo. L’ Italia ha giocato con una temperatura media di 30 gradi e un’umidità al 78,5%, l’Uruguay con 21 gradi e 67,5% di umidità. C’e’ una certa differenza. L’Uruguay ha disputato un match a 12 gradi, l’Olanda a 14, la Francia a 18, condizioni di normalità che ci sono state negate. Non significa piangersi addosso, ma è onesto tenerne conto. E ne terrà conto Prandelli per scegliere modulo e uomini. Candreva a Recife ha chiuso stremato fino a vomitare anche per una gastralgia, Marchisio, che già a Manaus aveva avuto le allucinazioni da fatica, è stanchissimo. De Rossi è out per un problema al polpaccio. Questo bollettino di guerra e la prospettiva di fermare Suarez e Cavani, impongono una piccola rivoluzione, che riguarderà anche l’anima.«Giocherà chi ci crede» ha spiegato il c.t. ai giocatori.

Difesa a 3 Prandelli sta pensando alla difesa a 3 che nell’emergenza gli ha sempre dato grandi risposte consentendogli di compattare la squadra, corazzare la difesa, creare densità a centrocampo e armare le ripartenze. È la coperta di Linus del c.t. Alla prima di Euro ‘12 la impugnò per incartare la Spagna, come un anno fa alla Confederations. L’ha rispolverata per un’altra occasione di gala: Italia- Repubblica Ceca 2-1 a Torino che timbrò il nostro passaporto Mondiale. È sulla forma di queste due ultime esibizioni che sta lavorando Prandelli: 3-4-2-1. La difesa juventina integrale (Barzagli, Bonucci, Chiellini) accompagnata ai lati dal rientrante De Sciglio e dal rampante Darmian che in fase di possesso salgono ispirati dai cervelli centrali (Pirlo, Verratti). A Candreva e Marchisio il compito di attaccare l’area, soccorrere Balotelli e, in fase passiva, fare massa in mediana per spezzare le linee di passaggio a Suarez e Cavani. In questo modo Prandelli aggiunge le forze fresche di due debuttanti (Bonucci, De Sciglio) e di Verratti che ha riposato a Recife. Un’iniezione di energie preziosissima. E non significa snaturarsi o rinnegare l’idea di gioco che, come ha spiegato spesso il c.t., sopravvive alle forme dei moduli. Se nella celebrata prestazione con l’Inghilterra, ha brillato il triangolo dal vertice basso De Rossi, Pirlo, Verrati, con questo assetto (3-4-2-1) potremmo avere qualcosa di simile con Bonucci, allenato a impostare, alle spalle di Pirlo e Verratti. Conta lo spirito: possiamo palleggiare e aggredire comunque.

Due diavoli E in questa forma sarà più facile opporsi a Suarez e Cavani che, inutile dirlo, sono il pericolo numero uno. La Celeste è una formazione mediocre con due diamanti incastonati. È la squadra che più assomiglia a un doppio di tennis: quei due e poco più. I dati delle prime due partite del Mondiale rendono bene l’idea: la prima persa nettamente con la Costa Rica, la seconda vinta sull’Inghilterra. Uno pensa: ci sarà stato senz’altro un salto notevole di prestazione. Vediamo: tiri in porta da 3 a 2; passaggi esatti d 78% a 63,8%; possesso da 55,8% a 37,5%; baricentro da 52 metri a 43,3. Capite? L’Uruguay è perfino peggiorata nei numeri. Ma nella seconda partita aveva Suarez che ha toccato due palloni e ha segnato due gol. Con la squadra al massimo delle energie, Prandelli li avrebbe sfidati con i suoi due difensori centrali e l’assetto che più ama. Ora, nella necessità di pareggiare almeno, opporrà un muro a tre.

Idea Immobile Nulla però è deciso perché i prossimi giorni diranno quanto hanno recuperato gli azzurri. Come dicevamo, tra i più stremati ci sono Candreva e Marchisio, che ieri non si è allenato. La cosa potrebbe giocare a favore di Immobile, opzione che in Italia ha grande seguito popolare, specie dopo i gol sbagliati da Balotelli. Prandelli potrebbe rinunciare a uno dei due trequartisti, abbassare l’altro in mediana (o il fresco Parolo) e affiancare Immobile a Balotelli: 3-5-2. Con l’Uruguay costretto a sbilanciarsi, Immobile potrebbe trovare spazi che aggredisce con più voglia di Mario. Balotelli ci sarà di sicuro. Per fiducia, ma anche per condanna: Mario, se sei un campione, fallo vedere ora. Come ha fatto Suarez, o Messi ieri, che si è inventato un gol all’ultimo respiro per salvare un’Argentina minore. Lo avesse fatto anche Balotelli non saremmo qui, sull’orlo del Mondiale, terrorizzati dalle spallate del Pistolero o del Matador

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