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ORA D’ARIA “Riflessioni sparse” di Paolo Marcacci

Ora d’aria di Paolo Marcacci

Il passaggio dal generale al particolare: è sempre quello che spiega la realtà. Nell’episodio anche minimo, infinitesimale, si riesce a vedere come realmente stanno le cose. Anche ciò che è realmente grave rispetto a ciò che è semplicemente stupido, o fuori luogo.
Questa premessa, per segnare il solco di una differenza, partendo da un episodio – purtroppo – realmente accaduto. Il “Devi morire!” di vecchia data, quasi ormai modernariato da stadio, riferito a qualsiasi avversario che finisse a terra, anche soltanto per un contrasto troppo energico o addirittura per una perdita di tempo, era certamente poco elegante, disdicevole quanto si vuole, ma rientrava e rientra nella tradizionale schermaglia da stadio che sublima le tensioni e relega – quando ci si ferma ai cori, cosa sempre augurabile – i conflitti tra tifoserie in ambito puramente simbolico. Quando invece c’è un giocatore avversario che subisce un infortunio, che si capisce subito essere grave e doloroso, e uno stadio – sovraeccitato dall’accaduto – ribolle di esultanza e di invettive non solo verbali verso lo sfortunato atleta, allora si consuma il passaggio dal simbolico al reale, si “scende” – è il caso di dirlo – sul terreno del gioco e della vita vera.

Strootman a Napoli si è fatto male sul serio, se n’è accorto per primo un avversario, Hamsik, che meglio di altri ha udito l’urlo di dolore è constatato che il centrocampista della Roma è andato giù perché il ginocchio aveva appena ceduto. Lo stadio San Paolo ne ha goduto, se n’è beato. Parliamo di maggioranze rumorose, ovviamente, quindi siamo anche un po’ costretti a generalizzare. Addirittura quando è sceso dalla macchinetta e, visibilmente claudicante e dolorante, si è avviato verso l’uscita, è stato bersagliato da insulti e lanci di oggetti.

Cos’è peggio, invocare in maniera rituale un vulcano quiescente, protagonista di un coro simbolico di una rivalità, o infierire su chi realmente sta patendo un dolore o una menomazione? Giudice Tosel, continui a voltarsi dall’altra parte, quando le discriminazioni non sono esattamente catalogabili come “territoriali”: anche se le dovesse venire il torcicollo, noi non la prenderemo a bottigliate per questo, può starne certo.

Paolo Marcacci

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