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IL FATTO QUOTIDIANO Le stravaganti innocenze sportive

Antonio Conte

(P. Ziliani) – Sarà un déjà vu per Antonio Conte, che torna oggi da Trebisonda, affacciarsi al finestrino a metà del volo e guardare in basso verso Bari: un déjà vu in piena regola perché Conte fu allenatore del Bari per due stagioni, dal 2007 al 2009, solo che lo fece stando, sempre, sulle nuvole. Conte, come ha raccontato a Palazzi, che gli ha creduto, era l’al – lenatore del Bari che nel maggio del 2008 vendette una partita al Treviso che doveva salvarsi (0-1) senza accorgersi di nulla; e lo era anche un anno dopo, nel maggio del 2009, quando il Bari vendette una partita alla Salernitana, che ugualmente doveva salvarsi (2-3), sempre senza accorgersi di nulla. Quel Bari, che i magistrati della Procura pugliese definirono “una vera e propria centrale di calcioscommesse”, taroccò un sacco di partite: ma la Procura volle limitarsi alle sole truffe con Treviso e Salernitana, su cui aveva raccolto prove schiaccianti, quando a fine indagini rinviò a giudizio per “associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva” pratica – mente tutti i giocatori. Ebbene: le condanne in sede penale stanno arrivando.

PRIMA C’È STATO il patteggiamento (un mese di reclusione) dei 5 rei confessi Andrea Masiello, Esposito, Lanzafame, Santoni e Cristian Stellini, a Bari uomo di fiducia di Conte in campo e poi – fuori campo – pri – ma al Siena e poi alla Juve, almeno fino alla raffica di squalifiche che lo travolse, investendo di striscio anche Conte; l’altroieri sono arrivate invece le condanne per i due giocatori che avevano chiesto il rito abbreviato, Bonomi e Colombo (4 mesi di reclusione), cui si è aggiunto Pianu del Treviso (6 mesi). Cinque più 2 fanno 7. Gli altri 18 baresi (e fanno 25) finiranno in tribunale il 12 maggio. Tra i tre giocatori riconosciuti colpevoli mercoledì, è curioso notare come Colombo (l’attaccante che negli spogliatoi disse: “Ma come! Già non gioco mai, perché dovrei giocare in una squadra moscia?”, intendendo il Bari che si era venduto alla Salernitana) sia stato punito dalla giustizia sportiva solo per omessa denuncia (3 mesi), mentre a Pianu – il giocatore del Treviso che consegnò i soldi ai baresi – il Tnas (tribunale di arbitrato) ha da poco cancellato i 3 anni e mezzo che la Disciplinare gli aveva comminato per illecito.

DETTO QUESTO, ormai il meccanismo si è ribaltato: una volta, infrazioni che per la giustizia penale non erano reato lo erano per la giustizia sportiva (vedi i 2 anni di squalifica inflitti a Paolo Rossi, assolto in sede penale, nel calcioscommesse 1980); ora invece anche se sei colpevole in sede penale puoi risultare un angioletto nei tribunali sportivi. A ogni buon conto: prima che lo scontificio del Tnas entrasse in funzione, disintegrando squalifiche come l’idraulico liquido, la Disciplinare aveva condannato 20 (venti!) giocatori del Bari la maggior parte per illecito (4 anni a Ganci, 3 anni e 7 mesi a Gillet e Galasso, 3 anni e mezzo a Bianco, Bonomi, Caputo, De Vezze, Fusco, Guberti, Kutuzov, Parisi, Rajcic e Santoruvo); mentre altri 10, in cambio di confessioni, avevano ottenuto il patteggiamento come Esposito (20 mesi), Lanzafame (16) e il prode Stellini, 6 mesi che erano andati ad aggiungersi ai 36 già patteggiati per i tarocchi di Siena, sempre con Conte in panchina. Toh!

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