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GAZZETTA DELLO SPORT Losi, che tifo “Gioco e cuore, bravo Garcia”

Giacomo Losi

(C. Zucchelli) «Quanto mi sarebbe piaciuto marcare Balotelli… Lo avrei anticipato sempre». Giacomo Losi sorride nel suo giorno di festa. Alla presentazione del libro «Giacomo LosiCore de Roma», colui che prima di Francesco Totti deteneva il record di presenze in Serie A con la maglia giallorossa, si emoziona parecchie volte. Una su tutte: quando gli viene ricordato che, dopo la scomparsa di Amadei, è rimasto l’ultimo testimone di un calcio che non c’è più. «E che non tornerà. La morte di Amadei mi ha toccato tanto, negli anni eravamo diventati amici e io mi ero quasi convinto che fosse eterno». Al funerale Losi è stato tra quelli che hanno portato la bara in spalla, in un giorno in cui la rappresentanza della società era ai minimi termini. Ieri, nei saloni dell’Istituto di Credito Sportivo c’era l’a.d. Fenucci: «È importante ricordare il calcio del passato – ha detto –. Noi stiamo cercando di farlo, basti pensare alla Hall of Fame di cui Losi fa parte. E abbiamo il dovere di riportare i tifosi al centro del sistema, oltre a creare impianti moderni, che ricreino l’atmosfera del passato».

Losi, secondo lei sarà possibile?

«Sarebbe bello, ma è difficile. Il calcio dei miei tempi non c’è più, adesso parliamo di un altro sport. Ha senso ancora parlare di valori? Magari sarò banale, ma è impossibile paragonare le cose e le persone di oggi a quelle di una volta».

Nel libro ci sono le parole di Totti e De Rossi, che dice: «Losi è apprezzato da tutti, a prescindere dalla squadra di appartenenza, perché è stato un calciatore e unuomoche non si è mai risparmiato». Giocano così anche i calciatori di oggi?

«Qualcuno, non tutti. Loro sono superiori a livello tecnico, anche perché fin da piccoli vanno nelle scuole calcio, ma come voglia e attaccamento alla maglia avrebbero molto da imparare da noi».

C’è un giocatore di oggi in cui si rivede?

«Proprio De Rossi. Un “fumantino” come me».

Un attaccante che avrebbe voluto marcare?

«Senza dubbio Balotelli. Mi piaceva affrontare quelli più grandi e grossi, era divertente perché, con il mio senso dell’anticipo, spesso li mettevo in difficoltà. Con Balotelli sarebbe stata una bella battaglia».

Il calciatore più forte con cui ha giocato?

«Ghiggia e Da Costa».

E il migliore che ha visto, compresi Messi e Ronaldo?

«Non ho dubbi: Di Stefano. Vi spiego: Messi, come Maradona e Pelè, è un fuoriclasse, un fenomeno, uno da colpi assoluti. E inimitabili. Ma Di Stefano era semplicemente il gioco del calcio. Lo trovavi sempre, ovunque. Mai visto e affrontato uno così perfetto. Era imbattibile».

A proposito, la Roma di Garcia non perde da 15 turni.

«Ottima squadra, mi piace come gioca e mi piace la mentalità che ha. Non lascia niente di intentato, fino all’ultimo. Garcia le ha dato un gioco, è vero, ma le ha dato soprattutto un grande carattere».

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