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LA STAMPA La nuova era in curva comincia con i soliti insulti

Curva Sud

(M. De Santis) – Sanzioni, vecchie o nuove che siano, in arrivo. Come prima e come se nelle ultime due settimane si fosse parlato di altro. L’inizio della nuova era, quella dell’introduzione della condizionale nella norma sulla discriminazione razziale e territoriale, assomiglia alla fine della vecchia. Roma e Napoli aspettano le decisioni del giudice sportivo, ma già sanno di correre più di qualche semplice rischio. I verbali degli ispettori della Procura Federale e, probabilmente, anche i referti dell’arbitro Orsato e del quarto uomo Vuoto dovrebbero includere l’intero campionario di cori, intonati sia nelle due curve romaniste che nello spicchio d’Olimpico riservato ai trasfertisti napoletani, contenenti chiari elementi di discriminazione razziale e territoriale. Per niente sporadici e cantati da qualche isolata pecora nera, ma assolutamente ripetuti e usciti da un bel po’ di bocche. La fiera di pessimo gusto dell’insulto tra romanisti e napoletani, bloccata per qualche minuto dall’ovazione bipartisan riservata all’arrivo in tribuna di Diego Armando Mara-dona, inizia due ore prima del fischio d’inizio, in un Olimpico semivuoto, e prosegue per buona parte della serata. Inaugura le «danze», causa vicinanza con il settore ospiti, la Curva Nord: «Vesuvio lavali col fuoco» e «Senti come puzza Napoli». Risponde, ovviamente a tema, anche una rappresentanza dei quasi quattromila tifosi partenopei: «Romano bastardo», e apprezzamenti irriferibili alle donne della Capitale. Tutto tranquillamente udibile e quindi registrabile dagli uomini del procuratore federale Stefano Palazzi. Con il passare del tempo, lo spettacolo non cambia registro: lanci di oggetti, fumogeni, petardi e l’entrata in scena a ugole spianate della Curva Sud, roccaforte romanista. I cori, da una parte e dall’altra, sono sempre i soliti, con qualche aggiunta («Behrami zingaro», più riferimenti vari a colera e terremoto), ma vengono cantanti a volume sempre più alto. Anche nel bel mezzo della gara, quando nella Sud viene issato lo striscione: «Negate i biglietti a tifosi della stessa città o regione e poi parlate di discriminazione? Buffoni!». Impossibile, anche per l’arbitro o per i suoi collaboratori, non poterli notare. Ora la patata bollente passerà tra le mani del giudice sportivo: prima applicazione della «condizionale» o chiusura delle due curve romaniste e napoletane? Qualcosa, comunque, succederà.

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