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GAZZETTA GIALLOROSSA Garcia ed il gruppo: “lo que è più importante”

Garcia

Da prima del 26 maggio, la Città era spaccata in due sulla scelta del prossimo allenatore. C’era chi avrebbe preferito Allegri e chi, forse con più cognizione di causa, Mazzarri. Non si parlava d’altro ed i media cavalcavano l’onda dell’opinione pubblica aprendo dibattiti quotidiani. Il 12 giugno s’insedia Rudi Garcia. Un nome che scontenta tutti, o almeno la stragrande maggioranza dei tifosi. Nessuno, infatti, aveva più fiducia nella dirigenza. Il momento era evidentemente catastrofico, drammatico, semplicemente il peggiore. Mai c’era stato così bisogno di certezze, anche e soprattutto al netto delle ultime mediocri stagione.

CARISMA E RISPETTO: E’ AMORE A PRIMA VISTA. Certezze che la squadra acquisisce sin dai primi incontri con Rudi Garcia; anzi, sin dal primo sms. Sì perché filtra in quei giorni filtra la notizia secondo cui l’allenatore di origine spagnole avrebbe mandato ad ognuno dei suoi ragazzi un messaggio di presentazione. Non male come mossa. Il primo contatto con i tifosi è invece arrivato in ritiro: dopo aver convinto la squadra del suo valore, Rudi ci teneva a portare dalla sua una componente fondamentale come il popolo giallorosso, furioso e ferito nel profondo. Inevitabilmente, ecco i fischi, accompagnati da insulti e cori dispregiativi. “Chi ci critica è della Lazio” – dice Garcia. Una dichiarazione forte, azzardata ed assai rischiosa. Ma vincente. Il clima inizia a rasserenarsi – eccetto che per alcuni calciatori, vedi Osvaldo – ed i nuovi “vecchi/esperti”, Maicon su tutti, iniziano ad acquisire una determinante posizione di leadership.

LO SNODO FONDAMENTALE: DDR E’ CON RUDI. Secondo il modesto parere di chi scrive, il 24 luglio cambia la stagione della Roma. Quel giorno due persone estremamente carismatiche ed altrettanto importanti negli equilibri della squadra, s’incontrarono per la prima volta. Faccia a faccia, occhi negli occhi, come due grandi uomini sono soliti dirsi tutto ciò che pensano del proprio interlocutore e della situazione che li circonda. Cosa si siano detti, nessuno lo saprà mai. Essendo un curioso di natura, morirei dalla voglia di saperlo. Se mi limitassi a considerare il punto di vista del tifoso, senza farmi troppe domande reputerei fondamentale il fatto che Garcia sia riuscito a convincere e motivare De Rossi, rivitalizzandolo sotto ogni punto di vista. Se anche il 16 è dalla sua parte, per il peso specifico che può avere dentro e fuori dal campo, un altro importante tassello è stato collocato al posto giusto.

SENSAZIONI POSITIVE IN USA. Nelle prime uscite degne di chiamarsi test amichevoli, la Roma non ruba l’occhio ma convince. Il gioco, per ora, non ammalia; ma la compattezza e la volontà di iniziare a muoversi tutti all’unisono come solo una vera squadra sa fare dimostra che sono stati fatti in avanti passi da gigante. Il gruppo, dopo gli acquisti di Maicon, Benatia, Strootman e De Sanctis è ormai al completo. O così si pensa: di lì a breve Garcia perderà Osvaldo e successivamente anche Lamela. Se per la partenza del primo in pochi lamentano insofferenza, per l’addio del secondo, il “Coco”, gioiellino pagato caro da Sabatini alla bottega del River, in molti disperano. Lo stesso allenatore non farà mistero di esser rimasto deluso dalla cessione del talento argentino. Sabatini piuttosto avrebbe venduto Pjanic, sul quale però Garcia pose un veto ancor prima di firmare il contratto. Nel frattempo, secondo le logiche dell’autofinanziamento “tanto esce, qualcosa entra”, arriva Ljajic per sostituire Lamela. Il “sacrificio” di Osvaldo, invece, aveva assicurato a Rudi le prestazioni del pupillo Gervais Yao Kouassi, in arte Gervinho.

5 SU 5 E GARCIA E’ GIA’ NELLA STORIA. Grande esordio, considerata la tradizione romanista in quel del Picchi. Il primo gol della stagione lo segna proprio De Rossi, come a rappresentare un (il primo ma non l’ultimo) simbolo. La carotide si gonfia ed al centro del campo, per festeggiare una sassata vecchie maniere, si forma un liberatorio groviglio umano di ragazzi (tra cui l’encomiabile Lamela, che partecipa alla sfida con l’intensità di un vero tifoso) intenti ad abbracciare e prendere a ceffoni l’amico Daniele. Un momento, c’è un intruso in giacca e cravatta: è Rudi. Sì, c’è anche lui. Lì, a congratularsi con il suo calciatore. Altro simbolo. Due minuti più tardi segnerà anche Florenzi, romano e romanista dalla nascita. Un simbolo ? Alla seconda c’è il Verona, a Roma. La Sud è chiusa ma il rinvigorito popolo giallorosso riesce comunque a farsi sentire. L’Hellas alla prima giornata ha sconfitto il Milan e questo risulterà un bene per l’attenzione della Roma, sempre ai massimi livelli contro un’avversaria da non sottovalutare. Nel secondo tempo, segnano Maicon (anche se nel referto figurerà come un autorete di Cacciatore), Pjanic ed il neo-acquisto Ljajic. I gol dei balcanici in -ic valgono il prezzo del biglietto. Di nuovo in trasferta, stavolta a Parma. Il monday-night, come era prevedibile, si rivela la gara più insidiosa affrontata dalla Roma fino a quel momento. All’intervallo il mai domo De Sanctis ha visto infrangersi la sua imbattibilità ed il punteggio è di 1-0 in favore degli emiliani. La ripresa è ancora una volta amica, con i giallorossi che bussano tre volte: Florenzi, Totti e Strootman. Tre su tre. Testa della classifica. C’è il derby, quella partita che 3/4 della Capitale – cioè la percentuale dei tifosi romanisti – aspetta da fine maggio. Niente paura, per fortuna anche oggi il cronometro tornerà a segnare quei minuti che vanno dal 46’ al 90’. Al 63’, Balzaretti. Nient’altro da aggiungere. Al 90+3’, Ljajic. La consapevolezza cresce, il gruppo è amalgamato col cemento. A questo punto si va a Genova per la storia: mai, infatti, nella storia del club capitolino una squadra era riuscita a mettere in fila 5 successi al via. Rudi si concede addirittura un massiccio turnover offensivo, forte della convinzione che chiunque entri darà il fritto. Fuori Totti, Ljajic e Florenzi – che finora avevano formato il tridente titolare, con l’eccezione del perenne ballottaggio Gervinho/Ljajic -, dentro Marquinho, Borriello e Gervinho. Buon primo tempo, solito secondo. Ci pensa Benatia, ormai erettosi legittimamente a muro romanista, che si rende protagonista di un’azione da trequartista d’altri tempi. Falciato in area, cade ma, senza accontentarsi del rigore, calcia anche da terra andando a trovare l’angolino. Solita corsa verso la panchina ed abbraccio cumulativo da parte di una ventina di “omoni”. Il gol rimane un simbolo del temperamento del gruppo – Garcia tenderà a farlo presente ai microfoni dell’emittente satellitare. I conti li chiude Gervinho (grande prova), finalmente preciso sotto porta dopo un assist da antologia di Totti.

TUTTI SULLA STESSA BARCA, NEL BENE E NEL MALE. Che fossero tutti sulla stessa barca, l’avevamo capito: gli atteggiamenti non suggerivano altro che questo. Finora tutto è girato per il verso giusto. Risulta fin troppo evidente constatare come quando si vince con continuità ed in maniera così netta sia più facile non fare storie se si va in panchina, essere sempre sorridenti, mettersi completamente a disposizione, correre ad abbracciare il compagno. A Garcia va riconosciuto di essere stato fenomenale nel tirar fuori il meglio da un gruppo che negli ultimi due anni s’era dimostrato senza midollo, letteralmente in balia degli eventi. Un cambiamento così radicale non era nemmeno auspicabile: cattiveria, sacrificio, cinismo, solidità difensiva e carattere sono doti che raramente una formazione con i nostri colori era riuscita a mettere in campo. In tal senso, da Capello in poi – con la breve parentesi Ranieri -, il nulla. Ma il difficile viene adesso. Dopo una fase in cui bisognava incanalare la rabbia e lo sconforto in vittorie e risultati – operazione finora riuscita perfettamente -, sarà necessario mantenere la concentrazione alta in ogni scampolo di partita per non buttar via quanto di buono fatto nei primi cinque turni stagionali. Fisiologicamente gli undici in campo torneranno a sentire i fischi, ad esser messi sotto dagli avversari, a doversi districare in situazioni complicate. Succederà. La differenza la farà il modo in cui condottiero ed equipaggio saranno in grado di tenere dritta quella barca, navigando nella tempesta per raggiungere un porto europeo.

A cura di Leonardo Franceschini

Twitter @LeoFran79

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