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CORRIERE DELLO SPORT Effetto Garcia: è un’altra Roma

Rudi Garcia

(R. Boccardelli) – Non sono passati ancora due mesi da quando Rudi Garcia ha messo piede a Trigoria per aspettare i suoi nuovi giocatori in vista del ritiro di Riscone. Due mesi sono un tempo minimo per un allenatore alle prese con una realtà del tutto nuova come la Roma, l’Italia e il calcio italiano, lui che aveva allenato (ma bene) solo in Francia. Ebbene, non sembra affatto che Garcia abbia avuto problemi di ambientamento, anzi. Sembra invece che sia stato proprio lui a dare la scossa ad un ambiente, compreso quello della squadra, avviluppato nei rimpianti e nelle delusioni cocenti e recenti. Garcia ha ordinato il voltate pagina e, soprattutto, si è rivelato subito credibile ai suoi nuovi allievi, obbligandoli, convincendoli a voltare veramente pagina. Quasi un miracolo. (…)

IL CARISMA – Non si insegna e neanche si apprende. Il carisma o ce l’hai o non ce l’hai. Rudi Garcia ce l’ha. E a Roma, zona Trigoria, serviva come il pane uno che riuscisse a farsi capire, rispettare, amare (come dice lui) anche dagli spifferi. (…)
I giocatori hanno avvertito immediatamente la personalità del loro nuovo tecnico, cominciando a seguirlo subito con convinzione. Nel primo giorno di ritiro a Riscone di Brunico, alla durissima contestazione nei confronti di Osvaldo, e in maniera minore anche di altri come Pjanic e Balzaretti, Garcia rispose prima dando dei laziali ai contestatori e poi affrontandoli da solo a viso aperto. Quel gesto piacque molto ai giocatori ai dirigenti e perfino ai contestatori stessi.

LA DISCIPLINA – Con l’espressione un po’ così di quelli che son dovuti emigrare per necessità, Rudi Garcia ha imposto subito una ferrea disciplina a Trigoria e in seno alla squadra. Abituato a gestire uomini, calciatori e cose in un ambiente piccolo come Lille, si è però informato su cosa aleggiasse in senso negativo intorno a una Roma che non riusciva a fare risultati e cambiava un tecnico (o anche due) a stagione. Garcia ha individuato nella disciplina uno dei fattori portanti della sua nuova avventura. Non vuole che in campo si rida e si scherzi. Esige massima concentrazione durante il lavoro settimanale. Coltiva il senso di un professionismo perfino esagerato e non lascia niente al caso, ricordando in questo suo modo quasi maniacale di controllare tutto, il Capello dei primi Anni Duemila. (…) Ha scelto di confrontarsi con un gruppo ristretto di “senatori” per avere sempre il polso della situazione. Proteggerà strenuamente tutti i suoi giocatori ma non accetterà defezioni di ogni genere

IL RECUPERO DI DE ROSSI – C’è tanto di Rudi Garcia nel recupero quasi miracoloso di Daniele De Rossi alla causa giallorossa. C’è un patto di ferro stretto tra giocatore e allenatore. se non vai via prima della prima di campionato, poi non ci lasciare in… mutande. Così, quando è arrivata l’offerta del Manchester United e la Roma l’ha sottoposta al centrocampista, Daniele ha detto subito no. Aveva preso un impegno, con se stesso e con il suo allenatore. Garcia ha gradito e non poco. De Rossi ha simbolicamente sigillato il patto con il ciclonico destro grazie al quale ha aperto le marcature di Livorno-Roma e di tutto il campionato giallorosso, lui che nella passata, tormentata stagione, per la prima volta non era riuscito a segnare neanche un gol con la maglia che da sempre adora. (…)

LA FURBIZIA TATTICA – Ha detto: E’ vero, le mie squadre partono lente, sono un diesel. E ha infilato subito due vittorie su due. Ha detto: amo il gioco d’attacco, e la Roma (che l’anno scorso era un colabrodo) ha chiuso le sue prime due partite di campionato senza prendere gol. (…) Così, il suo grande gioco di attacco si esprime sì, nella metà campo avversaria, ma sia contro il Livorno sia contro il Verona, la Roma non ha mai attaccato con più di sei uomini. Perché ce n’erano sempre almeno quattro in fase di possesso, a protezione della difesa: i due centrali, uno dei due esterni, quello non coinvolto nell’azione d’attacco e De Rossi, abile a fluttuare in mezzo e davanti ai due centrali difensivi. (…)

INTERSCAMBIALITA’ – Non è un mago, né un profeta, tantomeno un rivoluzionario. Anzi, fino ad oggi una delle doti migliori di Garcia sembra il sano pragmatismo che mette in tutte le sue decisioni. Sotto il profilo del gioco Garcia è molto vicino ai più evoluti tecnici italiani. Di suo fino ad oggi ci ha messo soprattutto l’interscambiabilità dei ruoli sia a centrocampo che in attacco. (…) Questa caratteristica viene accentuata nel reparto avanzato dove Garcia non vuole assolutamente ruoli fissi. E gente come Totti, Ljajic, Gervinho e Florenzi non chiede di meglio. Con Totti regista avanzato che la posizione se la trova naturalmente, gli altri possono girargli intorno in un tourbillion che può mettere in sera difficoltà tutte le difese, anche le migliori. Senza contare che il gioco di Garcia prevede anche l’inserimento dei centrocampisti in zona tiro. Non è un caso che De Rossi e Pjanic ad esempio, siano già andati in gol.

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