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IL ROMANISTA Il dodicesimo africano della nostra storia

Gervinho

(F. Bovaio) – Con l’arrivo di Gervinho si rimpingua il numero dei calciatori stranieri che in ottantasei anni di storia hanno vestito la maglia della Roma. L’ivoriano, infatti, sarà ilcentocinquantaquattresimo giocatore non italiano ad indossare la casacca giallorossa, nonché il dodicesimo calciatore africano che approderà sulla sponda giusta della Capitale dopo i suoi connazionali Lassissi Tallo, l’egiziano Mido, il camerunenseWome, i ghanesi Barusso e Kuffour, i nigeriani Ajide eWahab, il congolese Nonda e i marocchini Kharja Benatia.

L’arrivo di quest’ultimo, insieme a quelli dello stesso Gervinho e dei vari Strootman, Maicon, Jedvaj e Skorupski ha dato un forte connotato internazionale al mercato giallorosso di questa estate del 2013, nella quale anche il mister è arrivato dall’estero. Finora solo De Sanctis è arrivato a rimpinguare la colonia degli italiani presente nella Roma. Segno dei tempi che cambiano e della voglia di dare un volto sempre più multi-etnico alla squadra. Che tra l’altro è anche l’unica del nostro campionato finora guidata da una co-proprietà straniera. Con gli arrivi dei succitati Benatia, Strootman, Maicon, Jedvaj, Skorupski e Gervinho i calciatori stranieri della storia giallorossa sono diventati 154. La maggior parte di loro, ben 74, è arrivata dal Sudamerica, con i brasiliani che fanno la parte del leone, essendo ben 35. Li seguono argentini (30) e uruguagi (6). Dal sub continente americano sono arrivati anche il cileno Pizarro, il paraguaiano Piris e il peruviano Benitez. In Europa, invece, la Roma ha pescato 64 dei suoi stranieri, con la maggior parte di loro che è arrivata dalla Svezia (10) e dalla Francia (8). Nella lista di quelli del Vecchio Continente troviamo poi sette spagnoli, cinque tedeschi, altrettanti greci, quattro romeni, tre jugoslavi, due austriaci (Konsel e Prohaska), due polacchi (Boniek e Skorupski), due olandesi (i recentissimi Strootman e Stekelenburg), due norvegesi (Riise e Carew) e altrettanti portoghesi (Antunes e Abel Xavier). Un solo rappresentante a testa, invece, per la Bosnia (Pjanic), il Galles (il gigante buono John Charles), l’Ungheria (il professore Zsengeller), l’Albania (l’indimenticabile Krieziu, campione d’Italia nel 1942), la Georgia (il non eccelso Tetradze), la Bielorussia (l’ancor peggio Gurenko), la Croazia (Jedvaj, tutto da scoprire), la Russia (il pur bravo Alenitchev) e il Montenegro (Vucinic, croce e delizia dei tempi di Spalletti).

Dalle rimanenti parti del mondo sono arrivati in giallorosso due centro-americani (l’honduregno Alvarez e il costaricano Martinez, dei quali si poteva pure fare a meno), un solo asiatico (l’indimenticabile giapponese Hidetoshi Nakata, che dopo essersi ritirato dal calcio ha girato il sud del mondo a piedi con lo zainetto in spalla) e un solo statunitense, Michel Bradley, che negli Usa è uno degli emblemi della Roma a stelle e strisce.

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