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IL ROMANISTA Caro James ti scrivo… così mi rilasso un pò

Pallotta in Vaticano 2

(G.Sanzotta) Signor presidente Pallotta, lei non saprà sicuramente nulla di chi le scrive. Le basti sapere che sono semplicemente un tifoso romanista, uno che ne ha viste tante, che allo stadio ci andava quando per coprirci dalla pioggia si compravano degli improponibili impermeabili di plastica. Ci andava da bambino, da ragazzo e poi da uomo. Come tanti.Sì, sono uno dei tanti tifosi della Roma. Quel che ho fatto nella vita conta poco. Le basti sapere che l’editoriale a cui sono più legato è stato in occasione dello scudetto della Roma.

Allora dirigevo “Il Tempo”, ma non l’ho fatto per dovere, come in altre occasioni, l’ho scritto con il cuore e dalla mia finestra in piazza Colonna ho vissuto la mia notte magica. Io so invece chi è lei. E’ il presidente della Roma, la mia squadra. E a lei mi rivolgo con l’ultimo spicciolo di ottimismo sperando che la sensazione che sento intorno non sia vera. Che quel sogno a cui ogni tanto io, umilmente, faccio riferimento, non sia spento. Mi rivolgo a lei con un dubbio. Sicuramente nell’assumere la guida della società avrà preso informazioni, avrà avuto delle relazioni dettagliate. Ma ho il sospetto che nessuna sia riuscita a farle capire veramente qual è lo spirito di questa città e della sua tifoseria. Intendo lo spirito di Roma che si incontra soltanto nella sua squadra.

Non abbiamo vinto molto. Io ho festeggiato solo due scudetti e una delusione in una finale di Coppa dei Campioni. I più anziani conservano il ricordo di un altro scudetto e di una Coppa delle Fiere. Troppo poco per una squadra che ha un esercito di appassionati, che richiamava all’Olimpico vecchio e in quello nuovo una folla enorme contenta solo di vedere in quella squadra lo spirito romano. Combattivo, un po’ bullesco e a volte anche cialtrone. Ma sempre appassionante, simpatico.

Insomma la Roma è Roma con i suoi pregi e i suoi difetti. Ma pur sempre con l’ambizione presente nel dna di chi ha le radici in questa città e di chi le ha messe più recentemente di essere vincente. Per questo abbiamo sperato che l’avvento di una organizzazione come quella che lei presiede ci avrebbe consentito di entrare stabilmente nel club dei più forti. Siamo anche realisti, sappiamo che ci vuole tempo. E chi le dice che questa città non ha pazienza, sbaglia. Siamo pazienti, sappiamo aspettare. Per questo mi chiedo se le hanno spiegato bene l’anima di questa città. Me lo chiedo perché quel voler fare tabula rasa di tutto il passato due anni fa a me non è piaciuto. A partire dalla scelta dell’allenatore.

Perché dar fiducia a un inesperto spagnolo e non a un ex giocatore della Roma come Montella? Solo perché era legato al passato? Mi fa piacere il rinnovo del contratto a Bruno Conti, forse doveva avere un ruolo maggiore anche prima. Conosce Roma e i romani e soprattutto i giovani nati in questa società che sembra interessino poco. Meglio aprire le porte a giovani provenienti dall’estero? Ormai il Sudamerica è più affollato di mediatori, scopritori di talenti, procuratori ed emissari vari che piazza San Pietro quando parla il Papa. E quei Paesi non sono fatti da indigeni ignoranti. Non scambiano tesori con fondi di bottiglia.

Insomma c’è poco da scoprire, il campione si paga. Oppure si scommette su uno sconosciuto. Ma a Roma di scommesse ne abbiamo fatte troppe. Va bene Benatia ma chiaramente non basta. La sua società, signor Pallotta ha speso più che tante altre gestioni. Io a memoria ricordo solo la Roma dello scudetto che spese molto. Prese Batistuta e fu scudetto. Quanti sono costati i nuovi arrivi? E quanti di questi si sono rivelati dei buoni affari o effettivamente utili alla squadra? Le risparmio l’elenco delle delusioni. Ma sono tante e così anche quest’anno si riparte. Ma fa male vedere che Osvaldo deve andar via per il carattere, e si prende Gilardino. Che De Rossi forse se ne andrà e che si è corteggiato Nainggolan per sentirsi respinti da Cellino. La Roma ha altri pezzi pregiati, spero non siano sulla bancarella delle svendite.

Mi ha colpito leggere sul Romanista il giudizio di Muzzi su alcuni giovani della Roma. Sono lusinghieri. Allora mi chiedo: ma dobbiamo per forza mandarli via? Penso a Lopez, Romagnoli, Viviani, Verre. Che fine hanno fatto Bertolacci, Caprari, Piscitelli, Antei? Siamo certi che chi verrà sarà meglio di loro? O non sarebbe meglio puntare su dei calciatori di sicuro affidamento per coprire dei ruoli scoperti e rafforzare la rosa con i nostri giovani migliori? Perché non dare un’anima romana? Un collante nella squadra e tra questa e i romani (cioè i tifosi giallorossi)? Certamente nessuno è incedibile nel calcio moderno, ma se lascia andar via De Rossi chi arriva al suo posto avrà le stesse credenziali? Ha visto Daniele in Brasile? Quanti sono più bravi di lui? E poi quanti hanno quell’attaccamento rabbioso alla maglia giallorossa?

Signor Pallotta lo so che lei paga dirigenti, consulenti, esperti di mercato perché facciano il meglio per la Roma. Sicuramente i suoi dipendenti faranno del loro meglio. Non dica ai suoi di rifare completamente la Roma, sarebbero costretti a ricorrere ai saldi, a scommesse o pezzi non commerciali. Inizi un percorso. Non una rivoluzione. Faccia rinforzare questa squadra con elementi forti. Non basterà per vincere, ma per avviare un cammino sì. Altro si farà il prossimo anno. E poi ancora fino ad avere una squadra veramente competitiva per primeggiare in Italia e battersi con onore in Europa. Lo chiami progetto se vuole. Inoltre come ha voluto incontrare il nuovo allenatore, perda un poco del suo prezioso tempo anche per questa Roma. Ascolti anche noi tifosi. In fondo ce lo meritiamo.

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