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IL MESSAGGERO Rigori, stavolta è Italia

Nazionale

(L. Danza) – I rigori di Salvador De Bahia non sono maledetti come quelli di giovedì a Fortaleza: l’Italia vince la finalina contro l’Uruguay (5-4) e si piazza terza nella Confederations Cup. Buffon, neanche una gioia contro i tiratori scelti della Spagna, para tre tiri su cinque dei giocatori della Celeste, battuta dopo 23 anni di digiuno. Stavolta Giaccherini non lascia la conclusione a Bonucci e fa centro spiazzando l’ex laziale Muslera. Bastano quattro azzurri e tre trasformazioni per togliersi questa piccola soddisfazione e dare appuntamento al pubblico brasiliano all’anno prossimo per il mondiale. Che sarà un’altra cosa.

IL TRIS DEL CAPITANO

Buffon, già alla fine dei tempi regolamentari, è il più deluso di vedere la sua nazionale arrivare ancora ai rigori, costretta al nuovo sforzo da centoventi minuti. Ripetere, dopo tre giorni, lo stesso percorso è terribile per gli azzurri che hanno cinque assenti (Abate e Balotelli a casa, Barzagli, Pirlo e Marchisio in panchina ma indisponibili) e diversi giocatori fisicamente messi male. Si arrenderanno nel corso della gara De Rossi e anche Astori. Ma il portiere ce l’ha soprattutto con se stesso. Ha regalato il secondo pari a Cavani: punizione in mezzo alla porta, facile da deviare. Il capitano, però, è in grave ritardo. Il 2 a 2 al minuto 33 della ripresa è un’autentica mazzata, anche perché l’Italia era tornata avanti nel suo momento peggiore, prima della mezz’ora del secondo tempo. Punizione straordinaria di Diamanti, con un sinistro telecomandato. Ma Buffon si rifarà sul più bello: inizia respingendo il rigore di Forlan, si fa spiazzare da Cavani e Suarez, gli altri due tenori di Tabarez, ma blocca quelli del compagno bianconero Caceres e dell’interista Gargano. La nazionale non deve nemmeno calciare il quinto: Aquilani, El Shaarawy e Giaccherini, quest’ultimo dopo l’errore di De Sciglio, tra i più stanchi alla meta, hanno fatto centro, lanciando i compagni sul podio. Loro e Buffon, a Salvador, regalano un gran bel sorriso a Prandelli che può lasciare il Brasile con la certezza di guidare un gruppo psicologicamente attrezzato per qualsiasi difficoltà
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.A TESTA ALTA PURE IN 10
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L’Italia, dopo un discreto primo tempo chiuso in vantaggio con la prima rete azzurra di Astori, cala e di brutto nella ripresa. L’1 a 0 arriva da una punizione di Diamanti, battuta in modo efficace da posizione decentrata: palo, palla sulla schiena di Muslera che si fa sorprendere dalla traiettoria e tocco facile di Astori a porta vuota. Da 40 anni un giocatore del Cagliari non segnava in nazionale, l’ultimo fu Gigi Riva, il re dei nostri cannonieri, nell’ottobre del ’73 alla Svizzera. Ma proprio Astori, uscendo dall’area azzurra, offre la ripartenza breve all’Uruguay: Gargano imbuca per Cavani che pareggia per la prima volta al tredicesimo del secondo tempo. Il 4-3-2-1 di Prandelli sta diventando fragile: Diamanti fa il suo da fermo e bisogna dirgli grazie, ma Gilardino non tiene un pallone ed El Shaaravy evapora. Il centrocampo è ormai senza energie: De Rossi esce, spazio ad Aquilani, Candreva va a sprazzi e Montolivo, ora regista, è stremato. Buffon, prima del gol di Diamanti e del bis di cavani, evita lo svantaggio: doppia parata su Forlan. L’Italia, con un giorno di riposo in meno e due supplementari in più, è stanca, ma l’Uruguay non ne approfitta. Nemmeno quando Montolivo, all’inizio del secondo supplementare, lascia i compagni in dieci (doppio giallo). Il ct azzurro passa al 4-4-1, chiedendo a El Shaarawy di sacrificarsi da esterno a sinistra. Giaccherini, entrato per Diamanti, offre corsa e pressing, Bonucci, in campo per Astori, risolve un paio di situazioni da brividi. Il suo compito finisce lì. Non calcia il rigore come a Fortaleza. Buffon chiude la pratica prima di farlo cadere in tentazione (era il settimo).
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