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CORRIERE DELLA SERA Jedvaj, il ragazzo che “rispetta tutti e non teme nessuno”

Jedvaj

(L. Valdiserri) – Regular guy. Un ragazzo come tanti. Tin Jedvaj, 17 anni, si descrive così. «Come calciatore sono cresciuto nell’academy della Dinamo Zagabria e ho avuto la mia occasione quest’anno in prima squadra, con cui ho vinto tutto(13 partite da titolare, 1170 minuti, un gol, lo scudetto croato e la Supercoppa di Croazia vinta ai rigori contro l’Hajduk Spalato, ndr). Fuori dal campo sono un ragazzo normale: studio, mi piace stare con gli amici e fare shopping. A Roma verrà anche la mia famiglia, che mi aiuterà nell’inserimento nella vita quotidiana, così come in campo faranno i veterani di questo club. Ringrazio Miralem Pjanic che mi sta facendo da traduttore e Claudio che mi sta dando lezioni di italiano». Per la cronaca, papà Zdenko è stato un buon giocatore nel campionato bosniaco e in quello austriaco. Difensore anche lui.

Regular guy. Ma, nelle speranze e nel bilancio della As Roma, Tin Jedvaj è già un wonder boy. Cinque milioni alla Dinamo Zagabria più il 20% dell’eventuale cessione futura a un altro club sono un mucchio di soldi per un minorenne. Ma questo è stato il prezzo per strapparlo al Tottenham, che era andato vicinissimo a farlo firmare. Jedvaj eredita il ruolo di Marquinhos e spera di ripercorrerne la carriera fulminante: «Perché la Roma e non il Tottenham? C’erano più club interessati, ma adesso questo non importa più. La Roma ha un grande nome e una grande storia. Per me è un top club. E poi ha Totti, un fenomeno. Marquinhos? È un grande esempio per me ed è la dimostrazione che per giocare l’età non è sempre importante. Ha esordito a 18 anni e ora vedo che lo chiedono i maggiori club del mondo. Spero di fare come lui e sfruttare la mia occasione quando il mister, come lo chiamate voi, me la offrirà ».

Educato, attento a non dare l’impressione del presuntuoso ma nemmeno del vaso di coccio tra i vasi di ferro: «So che la serie A è uno deimigliori campionati e che per me può essere una palestra importante soprattutto sul piano tattico. So che in Italia giocanomolti attaccanti tecnici, ma non ho paura di nessuno. Rispetto per tutti, paura di nessuno ».

E nessuna paura, eventualmente, di andare in campo anche subito, da minorenne, quando alla sua età si gioca in Primavera: «Sono venuto qui per giocare in prima squadra. Non mi piace descrivermi da solo, ma penso che il mio punto forte sia la tecnica. Mi piacciono molto Thiago Silva e David Luiz, giocatori che fanno tutto con molta calma e danno sempre l’impressione di sicurezza ».

Di Thiago Silva ha preso anche il numero di maglia, il 33, «perché mi sarebbe piaciuto il 16, il numero con cui ho debuttato con la Dinamo. Ma c’è l’ha De Rossi, mica potevo portarglielo via». Regular guy con il sogno «di vincere con la Roma e riportarla subito in Europa». Poi, chissà, fare come Marquinhos.

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