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GAZZETTA DELLO SPORT La comunità felice: “Benvenuto Rudi”

Rudi Garcia

(M. Calabresi) – Affacciandosi all’Ambasciata di Piazza Farnese, una minima parte dei 15 mila francesi che vivono qui ancora non sa che il nuovo allenatore della Roma è un loro connazionale. Ma è l’eccezione: basta spostarsi di un paio di chilometri, nella zona più francese della Capitale, e cambia tutto. All’Institut Français Centre SaintLouis, nomini Rudi Garcia e ti sorridono. «Bienvenue», dice un’impiegata all’ingresso. È un posto tranquillo, questo: accanto c’è una libreria, dentro non vola una mosca.

UTOPIA – Se Roma permettesse a chi gira intorno al calcio di circolare liberamente per la città, sarebbe il posto ideale per il Garcia curioso, appassionato di lettura, cultura e musica. Qui si fanno corsi di lingua, ma anche cineforum, teatro, conferenze e incontri con autori. Nel 2006 ci fu un’eccezione, per la finale del Mondiale. A qualcuno, una volta saputo che il nuovo allenatore sarebbe stato francese, è venuta un’idea: «Perché non far vedere qui le partite della Roma di Garcia?». Stoppata: «Ci sarebbe troppa confusione». Piano bis: «Allora invitiamolo, ci farebbe piacere conoscerlo». Più fattibile.

ABITUDINI E TIFO – A differenza degli inglesi o degli americani, che dentro i pub ci mettono le tende, i francesi a Roma (a parte qualche gruppetto al Pigneto) non hanno un punto di ritrovo. Gli unici, sono le scuole: il Lycée Chateaubriand (dalla materna al liceo), l’Accademia di Francia a Villa Medici e, appunto, il Centre SaintLouis. Ci sarebbero anche due ristoranti, L’Eau Vive (in centro, gestito da suore) e Charly’s Sauciere a San Giovanni, ma i francesi che sono passati per Roma (tra gli altri Candela, Mexes e Menez) non ci si sono quasi mai affacciati «perchè preferivano la cucina italiana». Al Saint Louis, dove si insegna il francese, c’è un professore, Fabrice Monnier, che da dieci anni vive a Roma e tifa Roma. «Sinceramente mi sono stufato di vedere la squadra non lottare neanche per la Champions — dice —. Garcia l’ho seguito poco, ma in Francia sembrava impossibile che il Lille potesse vincere uno scudetto, eppure lui ce l’ha fatta. Il fatto che sia francese? Sono contento, ma solo se si comporta bene…»

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