Lontano, lontanissimo. Nove ore di volo, da Boston a Roma. Ora però il presidente della Roma James Pallotta dice basta. Vuole intervenire in prima persona sulle questioni tecniche che aveva delegato a tutti i manager scelti per gestire la società giallorossa acquistata due estati fa. Si è stancato di sentirsi accusare di assenteismo e ha capito che la farsa-Allegri deve essere l’ultima umiliazione per i tifosi romanisti.
Era sicuro che Allegri venisse nella Capitale dopo essersi liberato del Milan, telefonandogli anche in prima persona. Deluso dal comportamento del livornese ha deciso di imporre dei veri e propri diktat da presidente: primo, individuare un allenatore di pari o maggior valore di Allegri. Un nome sul quale nessuno potrà avere da ridire quanto a curriculum e palmarès, almeno rispetto ad Allegri e Mazzarri, i due tecnici che hanno giocato a rimpiattino con la Roma. Secondo, chiudere subito e darne velocemente comunicazione perché i tifosi della Roma avranno anche la pazienza più infinita del mondo ma non possono più essere presi per il naso. Terzo, una volta annunciato il tecnico e gettate le basi per la terza Roma americana, Pallotta apporterà delle correzioni sullo staff dirigenziale, ritenuto troppo folto e a volte (anche per questo) inconcludente. Dovrebbe farne le spese (ma il condizionale è d’obbligo) il direttore generale Franco Baldini, le cui dimissioni al termine della scorsa stagione vennero respinte.
Fonte: Corriere dello Sport