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GAZZETTA DELLO SPORT L’Olimpico trasformato: la Roma fa le prove per il suo stadio

Stadio Olimpico

(M. Iaria) – In attesa degli stadi di proprietà si fa quel che si può. Si fa frullare la testa per partorire buone idee perché la fantomatica legge sugli stadi non rientra nella sfera del presente, con la politica in tutt’altre faccende affaccendata. Ma c’è il dovere di darsi una mossa, di far capire ai tifosi che sono importanti, di smuovere un giro d’affari troppo tele-dipendente, di dare nuovo appeal commerciale al calcio italiano. La Roma, per dire, sta facendo i compiti a casa aspettando che decolli il progetto affidato all’archistar Dan Meis. Lo fa all’Olimpico, nell’impianto di proprietà del Coni col cui braccio economico, la Coni Servizi, è stata avviata una partnership efficace, almeno a giudicare dalla trasformazione dell’area ospitalità.

L’anno scorso sono stati eseguiti i lavori di ammodernamento e ampliamento per 4 milioni: ce li ha messi il Coni ma la Roma gli gira il 30% delle royalties. Un piano dedicato alla clientela premium, dall’evocativo nome 1927 As Roma, e un altro riservato esclusivamente agli sponsor. All’interno design contemporaneo, divani in pelle, maxischermi, libreria, cucina gourmet con tanto di prodotti tipici della squadra ospite. Fuori, oltre ai palchi per le aziende con frigobar incorporato, schiere di poltrone comodissime, riscaldate d’inverno e tutte dotate di un touch-screen interattivo per rivedere replay e avere aggiornamenti dagli altri campi. Grazie all’opera di allargamento, i posti della categoria premium sono passati da 800 a 2.000. Stop omaggi Il ventre dell’ala Monte Mario è stato sfruttato pienamente.

Ci sono pure enormi vetrate da cui gli ospiti dell’area Vip possono osservare i giocatori nel tunnel mentre stanno per entrare in campo. Il concetto di tribuna autorità è stato cancellato. La Roma non dà più biglietti omaggio ai politici, invita al massimo manager d’azienda nell’ambito della propria attività di marketing. Semmaiil privilegio di sedere su quelle poltrone spetta, periodicamente, ad alcuni bambini diversamente abili invitati attraverso le onlus del territorio. «Non possiamo chiedere ai nostri tifosi di curva di spendere 250 euro per un abbonamento e poi fare entrare i politici senza pagare», spiega il direttore commerciale giallorosso Christoph Winterling. Insomma, l’area ospitalità non è semplicemente il salotto buono della Capitale, uno status symbol fine a se stesso, è pure un’opportunità per fare business e per stringere partnership. Non a caso i giocatori squalificati o infortunati la frequentano per incontrare gli sponsor e fare un po’ di pubbliche relazioni. In futuro si pensa a organizzare happy hour post-partita proprio per rafforzare i legami squadra- partner commerciali.

Test La clientela premium, d’altronde, va coccolata, come avviene in Inghilterra e Germania, dove questo segmento del fatturato macina fino a qualche decina di milioni di euro all’anno. E torniamo sempre lì, alla necessità del sistema italiano di ampliare il ventaglio dei ricavi per recuperare il gap di competitività con l’estero. Si deve e si può lavorare molto su questo fronte, pur nei limiti delle strutture preesistenti. La Roma lo fa con una prospettiva diversa: testare le iniziative in vista dell’ora X, quando avrà a disposizione uno stadio tutto suo. I numeri parlano chiaro. Dal settore ospitalità il club giallorosso incassa attualmente circa 2 milioni, comunque il doppio rispetto all’anno scorso. «In un impianto da 60mila posti— ipotizza Winterling —, avendo a disposizione 4-5 mila posti premium e calcolando una media di 4-5 mila euro per singolo abbonamento, si arriverebbe a 16-25 milioni di introiti annui». Ma non c’è solo questo.

Bambini L’intera attività del «match day» all’Olimpico è portata avanti nella prospettiva dello stadio di proprietà. È stata recuperata la Villetta Ruggeri, dove è sorto un centro informazioni per i tifosi che gestisce 60mila telefonate all’anno e consente l’acquisto del biglietto direttamente da casa (lo si riceve per email e lo si stampa). Far sentire i supporter parte integrante del progetto: questo è il nuovo mantra. Al di là della clientela premium, se l’apertura agli ultrà col superamento della tessera del tifoso ha suscitato più di una polemica, è da apprezzare la destinazione di un intero settore (distinti nord) alle famiglie, che fa quasi sempre il tutto esaurito nelle gare del pomeriggio grazie a prezzi agevolati e si completa con il villaggio fuori dallo stadio, dove grandi e piccini allungano la giornata tra calciobalilla ed esibizioni di freestyle. L’idea è quella lì: vedere la partita ma fare pure qualcos’altro.

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