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CORRIERE DELLA SERA I buu a Mario arrivano dai barbari dell’insulto

Mario Balotelli

(M. Sconcerti) – Il Milan rimette in piccolo gioco la sua stagione pareggiando male con la Roma. Partita confusa, orientata dall’espulsione di Muntari e condannata dai cori razzisti contro Balotelli. È sempre sorprendente l’ovvietà degli ultrà. Ci sono offese che vengono da molto lontano e sembrano ormai obsolete, ma negli stadi, tra i filosofi dell’imbecillità, vince sempre il facile, una vecchia volgarità gratuita per la quale non serve nessuna fantasia. Dispiace per tutti, certamente per Balotelli, ma soprattutto per chi non ha nemmeno più la magia di un’offesa diversa. Sono i barbari, bellezza. I due minuti di sospensione sono comunque un passo avanti, il rispetto di una regola perfino antica. Ci sono offese inammissibili davanti a cui il calcio sta imparando a fermarsi. Non credo basti solo questa intransigenza, servirà anche buon senso da parte di chi subisce. Ognuno di noi trova ogni giorno davanti un prepotente, un maleducato. Non sempre si può fare la guerra. Però far sempre sapere che la regola, la legge, ti dà ragione e prevede rimedi, aiuta anche nei casi di meno speranza come quelli del calcio.

La Roma è indecisa sul suo futuro, tra Allegri e Mazzarri. L’impressione è che il lavoro a Napoli di Mazzarri sia concluso. Ha ragione De Laurentiis a non forzare la politica della società, ha ragione Mazzarri ad accettare qualcosa di diverso. Mazzarri mi sembra uno di quei tecnici che hanno nella propria natura più l’insegnamento che l’ultimo risultato. A Napoli non c’è più niente da insegnare, resta solo da cercare di vincere, ma quello non dipende da lui. Nella Roma troverebbe una squadra che invece ha quasi soltanto bisogno di un maestro. È utile chiedersi perché tutti i migliori allenatori italiani siano in questo momento insoddisfatti (Conte, Montella, lo stesso Mazzarri). Credo sia il segno della modestia generale. Si chiede di più perché è evidente che quanto abbiamo non basta davanti all’Europa. La crisi del calcio italiano si vede nei particolari. Si arriva a centro classifica con una quarantina di punti che prima servivano per salvarsi, oggi si evita la retrocessione con 33 punti. Si è allargata la differenza tra le medio-piccole e le migliori. Le prime quattro hanno in totale 28 punti più dello scorso anno, un abisso. Basta poco di più per essere grandi, basta ancora meno per salvarsi. Nel mezzo c’è un territorio di nessuno che non è competitivo. I tecnici lo sanno, per questo chiedono.

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