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CORRIERE DELLA SERA Giustizia sportiva, riforme urgenti. Processi veloci, nasce una Cassazione

Stefano Palazzi

(A.Ravelli) – Tutti vogliono riformare la giustizia sportiva ma la concordia si sbriciola non appena si cerca di capire come. Cambiarla spetta al Coni che ne parlerà il 14 maggio durante la giunta («L’argomento è all’ordine del giorno», assicura il presidente Giovanni Malagò). In quell’occasione si analizzerà la bozza di riforma presentata dalla Figc. Perché è il calcio a finire più spesso in tribunale: ogni anno arrivano sul tavolo del procuratore federale Stefano Palazzi 2.500 procedimenti. Di fronte a questi numeri e alla serietà dei fenomeni che il pallone spesso deve affrontare (per esempio il business delle scommesse, «una giungla da 84 miliardi l’anno in Europa» su cui ha più volte lanciato l’allarme il procuratore di Bari Antonio Laudati), appare evidente come la prima cosa da cambiare sia la natura volontaria di chi si occupa di giustizia sportiva: servirebbero professionisti, pagati e a tempo pieno.

Riforme urgenti Alcune delle critiche che si muovono alla giustizia sportiva (lenta, poco incisiva, a rimorchio di quella ordinaria) si ridimensionano se si pensa alle forze in campo e ai reali poteri di indagine (la Procura federale non può certo usare intercettazioni o obbligare un non-tesserato a rispondere). Premesso questo, sono molte le anomalie da risolvere. Nel febbraio 2012 il Coni ha emanato alcuni principi di riforma, non entrati in vigore, e molto contestati, come l’eliminazione del terzo grado e la celebrazione del secondo o davanti alla Corte federale o all’organo del Coni lasciando la scelta al ricorrente. Ma non si è mai visto che sia l’imputato a scegliersi il giudice, anche perché, al Tnas, il «pm sportivo» non c’è.

Il Tnas diventa Cassazione È stato lo stesso Malagò a ribattezzare il Tnas «scontificio»: oltre 520 mesi di condanne depennati solo per il calcioscommesse sono più che un’anomalia. Sono un’assurdità, che rischia di screditare tutte le inchieste. Ma che al Tnas arrivino gli sconti è normale data la natura del tribunale, che è arbitrale. Decidono tre arbitri e lo scopo è quello di arrivare a una sorta di conciliazione. Ma l’assurdità sta nel fatto che sia consentito un arbitrato su certi temi e che ci si arrivi dopo due gradi di giudizio che sono già entrati nel merito. «Un terzo grado composto da un arbitro e non da un collegio di giudici non ha la stessa autorevolezza » ha spiegato Gerardo Mastrandrea, presidente della Corte federale al seminario organizzato a Coverciano da Unione stampa sportiva e Figc. Avrebbe più senso se la conciliazione si tentasse prima dei processi: ed è quello che si è cercato di fare con i patteggiamenti («E se qualche volta l’accordo non si trova — chiarisce Palazzi riferendosi al caso di Antonio Conte—è fisiologico»). La proposta della Figc è di abolire il Tnas, ma trasformare l’Alta corte (presso il Coni) in un organo di legittimità: come la Cassazione, non entra più nel merito, ma valuta se sono state rispettate le norme.

Più sconti a chi parla I pm che si sono occupati di calcioscommesse sono d’accordo. «Chi non è coinvolto in un illecito— spiega Di Martino il pm di Cremona —, ma ne è venuto a conoscenza non collabora perché teme di essere colpito in sede sportiva dall’accusa di omessa denuncia». Su questo qualcosa già si è fatto: «Sono stati introdotti riconoscimenti per chi collaborava anche con i magistrati ordinari », chiarisce Palazzi. La strada è questa. Le società pagano solo se… Il punto più contestato, soprattutto dalle società che non vogliono pagare per tesserati (che, magari, hanno già inflitto un danno giocando per perdere), è la responsabilità oggettiva. Che non si tocca, perché prevista da Fifa e Uefa e perché da sempre considerata «il male minore», masarà rivista. Sentenza dopo sentenza, si è già modificata, creando difformità tra i primi casi (con società pesantemente colpite) e gli ultimi esaminati, quando si sono comminati 1 o 2 punti di penalizzazione. Cambierà ancora, ispirandosi (è la proposta Figc condivisa anche da Laudati) alla legge 231 sulla responsabilità di impresa: in sintesi le società devono dimostrare di avere al proprio interno meccanismi di controllo e prevenzione. Se provano di avere messo in atto tutto quanto possibile scatteranno attenuanti o addirittura non verrà comminata alcuna penalità. Non a caso, chiude Laudati, «le società meglio organizzate sono le meno colpite dalle scommesse».

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