AS ROMA L’ira di Osvaldo e le lacrime di De Rossi

Delusione

E come potevano cantare o restare sereni, nel modo che pretenderebbe l’ipocrita galateo dell’esempio da dare in televisione? Tutto vero, personaggi pubblici, ragazzi fortunati, ma anche esseri umani con le loro paturnie, con le loro valanghe interiori. Pablo Daniel Osvaldo, ricreato da Andreazzoli, viene mandato al fronte solo a venti minuti dalla fine e a fine partita si gira verso l’allenatore e in spagnolo gli descrive con parole crude l’immaginario mestiere della madre.

Non è neppure tutto. Burdisso, voce dell’esperienza, manda in paesi lontani qualcuno, magari lo stesso Andreazzoli. Oppure anche in questo caso si tratta di mira sbagliata. Florenzi e Pjanic in panchina si strappano le sopravvesti che distinguono chi non gioca da chi lo sta facendo e le scagliano in terra. Tachtsidis si fa espellere direttamente da bordo campo. Ognuno piange a modo suo. Quelli nominati sopra spruzzano rabbia. De Rossi e non soltanto lui lacrime vere. Piange anche Chanel, bambina di Totti. E i figli seguono il padre a testa china mentre Francesco ha sul volto il pallore della sconfitta acida e una dignità da capo indiano avviato alla riserva. Fuori, attorno al pullman della squadra è rivolta popolare. Sassate, ma soprattutto parole pesanti come pietre. Contro Pallotta, Sabatini, Baldini, perfino De Rossi. E’ la rabbia per le promesse deluse, per i giocatori annunciati come messia e rivelatisi in gran parte prestigiatori, neppure tanto bravi

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