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AIC Tommasi: “Azionariato popolare possibile anche in Italia”

D. Toomasi

Damiano Tommasi, presidente AIC ed ex calciatore giallorosso, ha parlato del mondo calcio a 360 gradi. Di seguito la tua intervista:

L’elogio di Tommasi all’azionariato popolare:”Strada perseguibile anche in Italia”

“L’azionariato popolare? Una strada perseguibile anche in Italia”. A parlare è Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione Italiana Calciatori. “In Europa esistono realtà come il Bayern Monaco in cui i tifosi hanno oltre il 50 per cento delle azioni del club, senza contare che da più di diciotto anni il Bayern chiude i propri bilanci in attivo”.

Secondo lei il modello dell’azionariato popolare già attuato in Spagna e Germania potrebbe essere introdotto anche in Italia?

“Negli ultimi anni in Italia sono sparite dai campionati professionistici società come Arezzo, Triestina e Piacenza. Tutte realtà gestite da imprenditori, privati che non hanno rispettato quello che oggi viene chiamato fair play finanziario. A mio avviso l’azionariato popolare può essere percorribile in Italia così come attuato in altri paesi. È un progetto realizzabile in grado di portare vantaggi sia ai club che alle città, penso ad esempio a sponsorizzazioni e ad un legame più stretto tra il club e realtà locali. Alcune società di Serie A come il Cagliari sulla maglia portano il logo della regione, di enti o magari associazioni radicate nel territorio”.

Ad Arezzo dal 2010 è attivo il comitato Orgoglio Amaranto che detiene il 2% delle quote della società ed ha compiti di vigilanza e controllo per quanto riguarda la situazione finanziaria del club.

“Parlavo anche di questo. L’azionariato popolare non deve essere considerato solo come uno strumento per reperire fondi, ma come un mezzo per avvicinare i tifosi e farli partecipare alla vita e alla gestione della società per vigilare ed evitare possibili dissesti. L’esempio in Europa del Bayern Monaco è evidente. In Italia purtroppo Arezzo, Triestina e Piacenza solo per citare alcune squadre, sono sparite dai campionati professionistici a causa di una mala gestione da parte di singoli imprenditori. Creare un legame con i propri tifosi anche al di fuori della partita permetterebbe ai club di poter vivere sette giorni su sette a stretto contatto con i propri supporters”.

A partire dalla stagione 2014/2015 la Lega Pro passerà da 90 a 60 squadre suddivise in tre gironi da 20 formazioni. Non c’è il rischio di vedere implodere la Serie D dove troppo spesso si parla di accordi economici non mantenuti nei confronti dei giocatori?

“Tecnicamente nei dilettanti si parla di rimborso spese e non si fa riferimento a stipendi o contributi. È comunque un campionato da tenere sotto controllo perché spesso i rimborsi non vengono elargiti come dovrebbero senza contare che in certi casi il calcio viene utilizzato come un puro mezzo di propaganda dai presidenti. Non è una realtà semplice e il tema degli accordi economici tra società e giocatori dovrà essere affrontato nelle sedi opportune”.

Fonte: Arezzonotizie

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