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IL ROMANISTA Ciao Torino, aspettando Milano

Inter-Roma Florenzi-Totti-Balzaretti

(V. Meta) – Avesse potuto, la Roma avrebbe volentieri saltato la trasferta di Torino per passare direttamente a quella di Milano. Invece il fastidioso intermezzo fra il derby e la gara che potrebbe portarne un altro si è rivelata una tappa importante: 2-1 finendo in inferiorità numerica, Osvaldo che ritrova il gol, un gioiello di Lamela e tre punti buoni per scavalcare l’Inter al sesto posto e portarsi a -5 dalla Fiorentina, avversaria al Franchi tra due settimane dopo Pescara e Siena in casa. La cosa più bella dell’Olimpico torinista restano comunque i mille tifosi tornati a colorare il settore ospiti, fra citazioni vendittiane e cori ininterrotti. La peggiore, la botta alla caviglia rimediata da Pjanic, le cui condizioni verranno valutate meglio oggi dallo staff medico, che farà di tutto per metterlo in campo a San Siro.

Andreazzoli aveva lasciato intendere che l’attacco titolare potesse non comprendere Totti, ma per dare spazio a Destro e Osvaldo. Invece Mattia è rimasto in panchina per tutti e novanta i minuti e nel tridente con Osvaldo e Lamela c’era un inedito Dodò ala sinistra. Altra novità in difesa, con Burdisso (squalificato mercoledì) preferito a Marquinhos accanto a Castan. Il Toro, «la squadra con l’identità più precisa di tutta la Serie A» come l’ha definito Andreazzoli, ritrovava il suo capitano Bianchi, ma in questo momento il trascinatore vero èAlessio Cerci, ex di turno e migliore in campo. Dal primo all’ultimo minuto hanno provato a fermarlo praticamente tutti e non c’è riuscito nessuno, se non salvandosi in angolo o commettendo fallo. Si scrive 4-3-3, si legge 4-1-4-1 con Bradley davanti alla difesa e Lamela e Dodò sulla stessa linea di Perrotta e Pjanic e le consegne di dare una mano a Piris e Balzaretti, visto che con Cerci e Santana il confine fra 4- 4-2- e 4-2-4 per il Toro è estrememente sottile.

Osvaldo ritrova una maglia da titolare dopo quaranta giorni e a cinque minuti dal fischio d’inizio fa le prove generali: Perrotta si inventa un cross dalla destra, lui gira di testa sul secondo palo e vede il pallone uscire di poco. Passato un quarto d’ora senza vedere palla, Dodò si sveglia all’improvviso quando Balzaretti lo serve sulla corsa e lui se ne lascia dietro un paio prima di mettere un bel pallone in area per Lamela, che arriva in scivolata ma con il destro e il suo tentativo di prima intenzione non trova la porta. Minuto 22: Pjanic va a battere un angolo dalla sinistra, il tocco è corto per Balzaretti, cross preciso per la testa diOsvaldo che anticipa un immobile Ogbonna e si prende il gol numero 13 in stagione. Ma invece di dare fiducia alla Roma, il vantaggio sveglia il Torino, che al 27’ centra il palo con una grande punizione di Cerci (sinistro sul primo palo, roba di altissima scuola) e alla mezz’ora trova il pareggio: cross di Cerci al centro dell’area per Bianchi, che salta in anticipo su Burdisso, poi l’argentino crolla in ginocchio, mentre il capitano granata resta in piedi e fredda Stekelenburg con il destro.

Si va al riposo sull’1-1 e l’impressione è che per la Roma sia un sollievo. A inizio ripresa, la traversa in collaborazione con Stekelenburg, si oppone ancora a Cerci, poi si fa male Pjanic e Andreazzoli lo sostituisce con Totti (prima stagionale da subentrato). Il jolly, però, lo pescaLamela, che al 15’ si inventa il suo quattordicesimo gol in campionato con un sinistro a giro da posizione decentrata, festeggiato prendendosi gli schiaffi di tutti i compagni, panchina inclusa. Comincia mezz’ora di sofferenza, soltanto alleggerita dal riassetto tattico con il 4-2-3-1 dopo l’ingresso di Florenzi e Marquinho per Dodò e Perrotta: non c’è verso di spegnere il moto perpetuo di Cerci, e quando i giallorossi riescono a ripartire trovano due grandi risposte di Gillet (su Lamela prima e su una punizione di Totti poi). L’occasione più grossa capita però a Florenzi, al termine di una corsa lunga tutto il campo, perché quando Lamela gli restituisce la palla sul secondo palo, il centrocampista non ci arriva. È lo stesso Florenzi a sventare l’ultima occasione del Toro, che a un minuto dallo scadere capita a D’Ambrosio. Stavolta niente beffa.

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