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LA REPUBBLICA Totti, l’uomo dei record fa festa con la Roma

Francesco Totti

(M. Pinci) – “Un vecchio e un bambino si presero per mano”, cantava Guccini. Stavolta, due vecchietti come Totti Perrotta, e il bambino Romagnoli, diciotto anni appena, hanno preso per mano la Roma sghemba di Andreazzoli. Regalando all’allenatore precario che sogna il posto fisso la terza vittoria di fila: magari non gli basterà per meritare una conferma, quantomeno però consente a lui, come alla sua squadra, di non perdere il passo per l’Europa, lontana ancora 4 punti superando almeno il Catania al settimo posto.

Eppure il successo premia forse eccessivamente una squadra che, dall’addio di Zeman in poi, non era mai parsa così fiacca, troppo spesso alle corde contro un Genoa aggressivo nonostante l’organizzazione solo apparentemente conservatrice di Ballardini. In fondo, il curriculum rossoblù, otto punti nelle ultime quattro gare, due in più della squadra giallorossa, poteva lasciare immaginare un atteggiamento tutt’altro che arrendevole. Forse la settimana dello sceicco ha distratto qualcuno dei giallorossi facendo dimenticare quale sia il core business di una squadra di calcio: lo lascerebbe intendere il gioco timido di un centrocampo cui neanche il rientro di De Rossi sembra dare forza. O forse è il forfait di Marquinhos, sostituito da un debuttante come Alessio Romagnoli, maggiorenne da un mese, a consigliare prudenza. Ciò nonostante, la Roma passa potendo contare sulla gentile collaborazione dell’arbitro Gervasoni: un quarto d’ora appena per valutare da rigore un tuffetto di De Rossi in area rossoblù.

L’occasione che aspettava Totti per fare i conti con la storia: gol, 1-0, soprattutto il centro numero 225 in serie A, utile a sedersi accanto a Nordahl al secondo posto tra i bomber di ogni epoca. Sarebbero addirittura 300 da professionista per il numero dieci: uno ogni 22 giorni, in pratica, dal 4 settembre ’94, giorno in cui un Totti ancora bambino trovava il primissimo centro di una carriera lunga già 21 anni. Eppure, quasi per contrappasso, a rovinare la festa al giocatore simbolo della Roma ci pensa proprio l’attaccante che la Roma non voleva più: neanche mezz’ora e Marco Borriello, anche lui su rigore, manda di traverso cotillon e video celebrativi trasmessi sui megaschermi dello stadio a un Olimpico quasi incredulo. E già costretto a trattenere il fiato sulle iniziative dell’ex avvelenato su cui salva ripetutamente Stekelenburg. Un copione che si ripeterà sistematicamente ad inizio ripresa, quando davvero il Genoa meriterebbe il gol utile a salutare, forse definitivamente, lo spettro della retrocessione. Ma il portiere si oppone al solito Borriello – e pensare che la Roma gli paga ancora il settanta percento dello stipendio – passando da epurato zemaniano a fac-simile del vice campione del mondo acquistato due anni fa. Tutti aspettano il gol ospite, invece il lieto fine premia la serata romanista. E da corner sbuca la testolina del debuttante Romagnoli: gol, lacrime e vittoria. Sigillata dal marchio di un altro ex epurato come Simone Perrotta: il primo centro di un consigliere federale – e di un grillino – in serie A. Normale valesse tre punti.

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