Nella storia della Roma c’è un giocatore che per sempre rimarrà nei cuori dei tifosi giallorossi, il simbolo della Roma che negli anni ’80 metteva i bastoni fra le ruote alla grande Juventus e che, nonostante la grande semina, è riuscita a raccogliere “solo” uno Scudetto e cinque Coppe Italia dal 1980 al 1991. E’ l’unico Bruno, quello che viene da Nettuno: MaraZico Conti.
L’inguaribile romanticheria del tifoso Giallo e Rosso è esplosa quando, il 24 novembre 1996, all’età di 17 anni, durante un Roma-Parma esordisce con la maglia della Roma Daniele Conti, il figlio del grande Bruno. Si pensa ad un vero e proprio passaggio di consegne fra Padre e Figlio due anni dopo quando, durante la sua prima partita da titolare, mette a segno il suo primo gol in Serie A con la casacca romanista in una sfida all’Olimpico contro il Perugia. Acquolina in bocca per i supporters capitolini: Totti e Daniele Conti, romanità per continuare la tradizione…purtroppo (dipende dai punti di vista) non sarà così. Il giovane centrocampista passa infatti nell’estate 1999 in comproprietà al Cagliari, che a fine stagione rileverà per intero il suo cartellino per 1 miliardo e 250 milioni di lire.
Un po’ di nostalgia e di affetto resta per Daniele Conti, fino ad un Roma-Cagliari giocato a Rieti nel 2005-2006, nel quale, dopo aver siglato il gol del momentaneo 3-2 per i sardi, si lascia andare in una reazione rabbiosa e rancorosa. La rottura totale con il tifo romanista si ha in un Roma-Cagliari datato 14 dicembre 2008 nel quale, sul risultato di 1-1, una gran botta dalla distanza su punizione di Conti fulmina Doni. L’animata esultanza provoca le ire del pubblico e la tristezza di Bruno che, inquadrato in panchina, si trova di fronte ad una strana sensazione di gioia-tristezza: due amori a confronto, quello giallorosso e quello di sangue…
Saranno altri tre i gol del numero 5 gialloblu (si diceva in onore di Falcao, ma in un’intervista il centrocampista nettunense ha dichiarato che il numero è stato “scelto da mio figlio Bruno”) rispettivamente in Roma-Cagliari 2-2 della stagione 2009-2010, in Cagliari-Roma 5-1 dell’anno dopo (nella quale procurò, anche a costo di un brutto infortunio, l’espulsione di Burdisso e il rigore del 2 a 1 poi realizzato da Matri) e, ultimo, nella prima giornata dello scorso anno all’Olimpico nella quale segnò il gol del 1-0 (sfida terminata poi 1-2 per i sardi).
“E’ il destino, faccio parecchi gol alla Roma. Io scendo in campo per dare il meglio, se poi faccio gol tanto di guadagnato. È una rete come un’altra. I fischi? Non c’è problema, mi scivolano addosso”. Sarebbe potuto essere e non è stato, un nome, un’eredità pesante; di Conti da Nettuno, per ora, probabilmente, ce ne sarà e ce n’è stato soltanto uno.
Giovanni Parisi