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REPUBBLICA.IT Totti a parte, non c’è più nulla della Roma

Totti

(A.Vocalelli) – Il caso Roma, dopo una settimana di polemiche e di un assurdo balletto che ha minato dall’interno ancora di più l’ambiente, è esploso nella maniera più clamorosa. Il Cagliari ha passeggiato sulle macerie giallorosse e sarebbe miope, superficiale, pensare che tutte le colpe sono di Goicoechea, che sull’1-1 si è letteralmente buttato il pallone dentro la porta. Ma allora come spiegare l’errore di ben tre giocatori tre che, sul primo gol di Nainggolan, stanno lì a guardare? Cosa dire del terzo gol di Sau, che dall’alto dei suoi 166 centimetri salta di testa indisturbato in area? La verità è che, Totti a parte, non c’è più nulla della Roma, intesa come squadra.

Altrettanto superficialmente, in maniera altrettanto miope, molti diranno che il problema è Zeman e solo Zeman, scaricandogli addosso scelte individuali – questo sì – inspiegabili e imperdonabili. Ma il problema della Roma è più generale e va al di là della figura del tecnico. Il problema della Roma è in una proprietà assente, che in momenti come questi è dall’altra parte dell’oceano. Può esistere un’Azienda così? Qualcuno, a Roma, dice che Unicredit ha finito per consegnare la Roma al primo che passava. Il problema è addirittura più grosso: la Roma è nelle mani del primo che… non passa. Che anche di fronte a scelte difficili, alla necessità di dare una svolta, è lontano migliaia e migliaia di chilometri. Dicono: ma la  Roma ha i dirigenti e sono loro a dover dare la rotta. Tesi inaccettabile, perché i dirigenti prima che su Zeman o su altro, dovrebbero per la proprietà transitiva mettere in discussione loro stessi e le loro scelte. Chi controlla insomma i controllori?

In casi talmente clamorosi, in crisi tecniche che durano da due anni, non può essere mai solo colpa di uno o di uno solo. Non possono essere colpevoli soltanto il direttore generale o il direttore sportivo. Non possono essere responsabili solo gli allenatori che si succedono in panchina. Non possono essere colpevoli solo i giocatori, che tra l’altro cambiano di stagione in stagione. L’importante, in certe situazioni, è avere la presenza del proprietario. E in certe situazioni l’importante è che, chi mette i soldi, finisca per farsi sentire. Non esserci, e forse il problema è tutto qui, questo sì che è o sarebbe colpevole e imperdonabile. Ve l’immaginate Dino Viola o Franco Sensi assenti in momenti come questi, disposti a lasciare ai dirigenti il compito di decidere delle loro Società, delle loro Aziende, dei loro investimenti? Un’assurdità.


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