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IL MESSAGGERO De Rossi l’uomo centrale

Daniele-De-Rossi

(M.Ferretti) – I tifosi di Zdenek Zeman l’hanno ribattezzato Capitan Siluro, ritenendolo il mandante dell’esonero del tecnico boemo, cacciato dalla Roma con nove sconfitte su 22 partite (giocate sul campo) e 42 reti al passivo.

Piuttosto pittoresco, però, ritenere che Daniele De Rossi abbia davvero ordinato ai dirigenti giallorossi di far fuori il nemico Zeman, l’allenatore che l’ha messo sullo stesso piano (talvolta anche un po’ più in basso) dell’esordiente Panagiotis Tachtsidis. E che l’ha etichettato come “scarsamente professionale” o come “uno che pensa soltanto ai propri interessi”. Ma nella Capitale, la città del chiacchiericcio 24 ore su 24, tutto va bene, tutti sanno tutto pur di alimentare polemiche e interessi personali. Esistono mille verità, insomma; e una di queste è che DDR non si è stracciato le vesti dopo aver saputo del licenziamento del boemo.

IL CAMBIO

Ecco perché, al di là di tutto, c’è grande curiosità per vedere come sarà il De Rossi post Zeman. Con tutta probabilità con Aurelio Andreazzoli ritroverà una titolarità a centrocampo che era finita in un cassetto, e magari anche un ruolo a lui più congeniale; ma il De Rossi visto l’altra sera in nazionale è un giocatore che, Zeman o non più Zeman, ha bisogno urgente di ritrovarsi. In questa stagione non ha giocato moltissimo (13 presenze, molte parziali) anche per colpe proprie (espulsione nel derby, tre turni di squalifica) e raramente l’ha fatto in maniera convincente. Impossibile stabilire se sia stata colpa del sistema di gioco di Zeman oppure di un errato comportamento dello stesso Daniele, ma sta di fatto che finora il campionato di DDR non è stato positivo. A partire da domani tornerà, indipendentemente dal modulo, al centro del gioco della Roma: un ruolo delicato che in passato ha ricoperto decine e decine di volte. Nessun timore. Se mai, la voglia di dimostrare di essere quello di sempre. Si ipotizza che possa giocare davanti alla difesa nel 4-2-3-1 come accadeva con Luciano Spalletti (ma oggi non c’è più Pizarro…) oppure che si sistemi al centro di un centrocampo a quattro a rombo o ancora che possa giostrare da centrale in un reparto a cinque, come accaduto a Firenze in Coppa Italia (e lì giocò molto bene).

IL DOPPIO TABÙ

E se Totti domani andrà all’assalto del record di Gunnar Nordahl, 225 reti in Serie A, Daniele a Marassi tenterà di sfatare un tabù che, per certi versi, ha dell’incredibile: zero reti dopo 23 giornate di campionato. Non gli era mai capitato di non segnare neppure una rete dopo così tante partite e la faccenda un po’ gli pesa. Lo scorso campionato chiuse con 4 reti, l’anno prima con 2 e quello prima ancora con 7, segno che la via del gol non gli è sconosciuta. In questo torneo ancora niente, nonostante la Roma abbia il miglior attacco, 49 reti. In più, va detto che De Rossi, 295 presenze e 33 reti in Serie A, non è mai andato a bersaglio contro la Sampdoria, affrontata undici volte (la prima volta il 24 aprile del 2005, Samp-Roma 2-1; l’ultima il 26 settembre dello scorso anno, Roma-Samp 1-1).

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