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GAZZETTA DELLO SPORT Capitano, mio capitano. E’ a un gol da Nordahl

Marquinho e Totti

(A. Pugliese) – «È la mia Roma, è la mia vita». In settimana l’aveva detto a parole, dopo che qualcuno aveva provato ad accollargli la responsabilità del rigore «scippatogli» da Osvaldo a Genova. Parole gettate lì, con il cuore e con la testa, anche se poi il posto dove Francesco Totti parla meglio è sempre e solo il campo. E proprio lì, ieri sera, l’ha ribadito con tutto quello che lo rende differente dagli altri: classe e genialità, suggellate da quel meteorite (a 113 chilometri orari) da 23 metri che al 13′ della ripresa ha messo in ginocchio la Juve per la quarta volta in campionato, ridando fiato ai polmoni della «sua» Roma. Adesso Nordahl è ad una sola lunghezza di distanza (224 gol per il capitano giallorosso, 225 per lo svedese), ma Totti il gol di ieri sera se lo gode soprattutto per altro: «Ci speravo in una serata così, la squadra ha sempre provato a fare il massimo per se stessa e per i tifosi, non meritiamo questa situazione in cui ci troviamo. Ma questa vittoria è la dimostrazione lampante che siamo un gruppo compatto».

AMICI NEMICI  Del resto, era nell’aria che a decidere la partita dovesse essere proprio lui, se non fosse altro che davanti c’era Gigi Buffon. Un grande amico per il capitano giallorosso, è vero, ma anche il portiere più battuto in assoluto da Totti in campionato (con quello di ieri sono dieci i gol subiti dal portiere bianconero, 6 con la maglia della Juventus e 4 con quella del Parma). Come un amico è anche Pirlo, su cui Francesco ha fatto un fallaccio nel primo tempo, l’unica macchia della sua partita. «Non è da me fare quei falli, mi ha anticipato, mi è dispiaciuto tantissimo. Per fortuna è rientrato e alla fine non è successo niente di grave».

Carattere giusto Di grave, invece, finora c’era soprattutto il momento della Roma, che in questo 2013 ancora non era riuscita a vincere (2 pari e 4 k.o.). A tirarla fuori dalle sabbie mobili ci ha pensato proprio Totti, che aveva timbrato il cartellino anche nell’ultima vittoria giallorossa con la Juve all’Olimpico, il 4-0 datato 2004. «Lo aspettavo da tanto questo gol, soprattutto contro la Juve — continua Totti —. Abbiamo battuto una grande squadra. Ora spero che si possa cominciare a vedere un’altra Roma, che sia capace di fare bene e mettere in difficoltà chiunque. Ultimamente non ci stavamo riuscendo. Anche se a Roma è facile esaltarsi dopo una vittoria, ora dobbiamo restare con i piedi per terra».

STANDING OVATION Quella di ieri regala una settimana di tregua ai giallorossi e, probabilmente, cancella alcune ferite nel cuore dei tifosi. «La gente si aspetta tanto da noi, è stata una settimana difficilissima. Ma penso che le parole che ho espresso in settimana abbiano fatto bene un po’ a tutto l’ambiente». Il suo, di ambiente, quello dell’Olimpico lo ha salutato con una standing ovation da brividi, al termine della quale Francesco si è sciolto in un lungo abbraccio con Andreazzoli (a cui ha fatto seguito quello con Muzzi). A Bergamo non ci sarà per squalifica, per agganciare Nordahl l’appuntamento è spostato al 3 marzo, quando all’Olimpico arriverà il Genoa («prometto: farò una doppietta e lo supererò»). All’andata Francesco segnò il 9° gol in campionato a Frey, chissà che tra due settimane Buffon non torni ad essere in dolce compagnia tra le vittime doc di Totti.

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