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GAZZETTA DELLO SPORT Burdisso, nuova vita. Ora è indispensabile

Burdisso esulta

(F.Oddi)  Quello che a gennaio meditava di andarsene, delle ultime 8 partite ne ha giocate 7: in panchina contro l’Inter, dall’inizio alla fine nelle altre.

Non era il calciatore ideale per Zeman Nicolas Burdisso, troppo abituato a rinculare verso la porta nei momenti di difficoltà per andare d’accordo con un sostenitore del fuorigioco a tutti i costi e di una linea difensiva più vicina al centrocampo che alla porta, ma il tecnico boemo, a cui parecchi giocatori imputavano un’eccessiva durezza nelle dichiarazioni, per lui ha sempre avuto una parola buona. «Soffre, non riesce a rendere al meglio, ma ne vorrei 20 come lui», il giudizio del boemo. Ranieri, dopo essersene andato, concluse una lunga intervista a l’Espresso in cui tirava bastonate a destra e a manca citandolo come «uomo vero, che non si nasconde, e ti guarda sempre negli occhi». Praticamente l’argentino rischiava di diventare una sorta di (vice)capitano non giocatore, uno che stava lì a fare gruppo, e magari pure da chioccia a quello che gli aveva fatto le scarpe, il giovane fenomeno Marquinhos.

Titolare Il vento è cambiato con la panchina: l’esperimento di Zeman che schiera tre centrali (Firenze, Coppa Italia) è durato lo spazio di una notte, il suo successore Andreazzoli ci ha riprovato in modo molto più ardito, con Lamela e Marquinhos a fare quelli che Nevio Scala chiamava terzini di spinta (Benarrivo e Di Chiara) e Mazzarri esterni di centrocampo (Maggio e Zuniga). Quell’esperimento è finito col secondo tempo, tra la folata di Estigarribia, che nella corsia lasciata sguarnita da Lamela ha portato in vantaggio la Sampdoria, e la distorsione («del ginocchio sinistro con lesione del legamento collaterale mediale», come da comunicato ufficiale) che terrà fuori Castan per sei settimane. Sabato sera di nuovo linea a quattro, di nuovo Burdisso e Marquinhos, il vecchio e il bambino che si prendono per mano e vanno insieme incontro alla Juve. La gara che, all’andata, segnò il sorpasso: a Torino Balzaretti si fece male alla mezz’ora, Marquinhos subentrò per coprire la fascia, una settimana dopo era al centro, e Burdisso in panchina, lui che fino a quel momento non aveva saltato un minuto.

Gol decisivo A Bologna, nella gara che di fatto portò all’esonero di Zeman, più dell’atto finale con il Cagliari, da tecnico senza più fiducia, Burdisso non andò bene: responsabilità in tutte e 3 le reti subite, macroscopica quella su Gabbiadini, a cui lasciò il tempo di ricevere spalle alla porta, girarsi e tirare. Non andò bene neanche coi sardi, anche se in quel marasma le brutte prestazioni andavano a confondersi. Andò bene, anzi molto di più, nel big match con il Milan, sbloccato proprio da un suo imperioso colpo di testa in area avversaria. Sembra una vita fa, è solo l’ultima vittoria.

 

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