GAZZETTA DELLO SPORT Bufera Roma. La penitenza di Osvaldo: “Chiedo scusa a Totti”

Andreazzoli

(M.Cecchini) – Il paradosso è servito: ghiacciato (come questo inverno che morde) e agitato (come la tensione che si respira in città). Mentre la sterzata societaria si respira chiaramente sul fronte del marketing e delle iniziative collaterali, quello che doveva essere il settore trainante del nuovo prodotto Roma, cioè la parte strettamente sportiva —su cui finora sono stati investiti circa 70 milioni netti, appesantendo conti peraltro già poco felici — rappresenta la vera delusione non solo sul fronte della tifoseria, ma anche nell’ottica del calcio nazionale. I numeri del fallimento, a oggi, fanno impazzire gli statistici che, per ritrovare delle similitudini, stanno andando indietro nel tempo. Un dato su tutti: la squadra (con 2 punti in 6 gare) è ultima nella classifica dell’anno nuovo. Ovvero, mai così male nell’era dei 3 punti ed eguagliati i record negativi del 1968 e 1973.

Critiche a Totti La cosa più malinconica, però, è che la Roma trova lo stesso il modo di finire in vetrina, ma per episodi negativi, come il caso Osvaldo, che ha scippato il rigore a capitan Totti (a 2 reti da Nordahl) per poi sbagliare miseramente. L’attaccante è nella bufera (ma non sarà multato), tant’è che domenica notte, mentre tornava a casa, gli sono state tirate sull’auto un paio di uova. E allora sono arrivate le scuse scritte«Sono molto amareggiato, vorrei chiedere scusa a tutti i tifosi, non volevo assolutamente mancare di rispetto a Francesco. Ma semplicemente me la sentivo di tirare, magari con un gol tante volte torna la fiducia in te stesso, quella che al momento mi manca. Nessuno più di me può sapere come mi sento ora, però troverò insieme ai miei compagni la forza per guardare avanti e uscire da questa situazione. Siamo forti e torneremo a vincere. Chiedo scusa ancora una volta. Io a questa maglia ci tengo tanto».
Andreazzoli & Sabatini Tutta colpa sua? Pur condannandolo, nelle stanze di Trigoria qualcuno ne dubita. Non a caso c’è chi dice che Totti, da capitano, doveva prendere d’imperio il pallone e battere anche perché, se avesse sbagliato, nessuno se la sarebbe presa con lui. Senno di poi, ovvio. Immaginate che cosa sarebbe successo se una eventuale litigata fra i due giallorossi fosse andata in mondovisione. Oggi comunque Andreazzoli (che ieri ha rivisto la partita con Sabatini) parlerà alla squadra invitandola al rispetto di regole e gerarchie (anche rigoristiche). Certo, accantonato l’alibi Zeman, nel mirino della contestazione resta la dirigenza che — incassando la delusione del presidente Pallotta per gli ultimi risultati — lamenta (un concetto che l’a.d. Fenucci ha educatamente espresso anche nel colloquio con i tifosi arrabbiati domenica con Osvaldo) come i media non diano risalto ai torti arbitrali ai danni della Roma, come accadeva in passato. Senza entrare nel merito della filosofia del giornalismo (che in genere ai padroni del calcio interessa solo quando vogliono avere ragione), pare difficile ergere questa tesi a linea del Piave per arginare le responsabilità.
Osvaldo & Allegri Problemi vorrebbe evitarne anche Osvaldo che, rispetto a quello che nello spogliatoio di Genova sfoggiava la sottomaglia con la scritta sulla schiena: «Las chicas mas finas preguntan solo el rock ‘n’ roll»(le ragazze più belle chiedono solo il rock and roll), sembra avere il morale sotto i tacchetti. L’ultimo paradosso è che il capocannoniere della squadra (con Lamela) — tra l’altro saldamente nel gruppo della Nazionale di Prandelli — a fine stagione andrà sicuramente via, per la gioia delle casse societarie. D’altronde, non è un caso che in carriera non sia mai rimasto più di due stagioni in una stessa squadra e adesso, alla luce delle reti segnate, ha la possibilità di monetizzare bene, magari in Premier League, in cui potrebbe approdare. Ovvio, però, che deciderà anche il prossimo allenatore della Roma, e su questo fronte — a dispetto delle smentite milaniste — restano forti a Trigoria le voci che vogliono Max Allegri in prima fila per ereditare quella panchina che, negli ultimi trenta mesi, ha avuto ben sei proprietari. Quanto basta per avere qualche timore. A prescindere da chi calcerà i rigori.
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