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IL MESSAGGERO Bianchi: “Mazzarri, attento ai trucchi di Zeman”

Ottavio Bianchi

(S.Carina) – Ottavio Bianchi, ex tecnico di Napoli e Roma, anticipa il big match di domani sera.

Che gara si attende?

«Certamente bella. La Roma nell’ultimo periodo è migliorata nella fase difensiva e adesso riesce a concedere poco agli avversari mentre in avanti trova sempre il gol con facilità. Il Napoli, invece, è una squadra collaudata. All’inizio del campionato la vedevo come l’antagonista principale della Juventus. Nonostante abbia 6 punti in più rispetto allo scorso anno, gli manca però qualcosa per fare il salto di qualità, soprattutto quando affronta le dirette concorrenti».

Se potesse allenare una delle due squadre quale sceglierebbe?

«Sono certamente due rose molto interessanti. La Roma, tuttavia, mi intriga maggiormente. Ha dei calciatori giovani e importanti: dovrebbe essere piacevole lavorare con loro. Ci sono poi tante prospettive per il futuro e la possibilità di fare lo stadio: sono fattori che creano entusiasmo e il club, nella miopia che caratterizza il nostro calcio, dà l’impressione che un allenatore possa lavorare bene».

Che ne pensa degli highlinder del calcio attuale? Totti, Del Piero, Zanetti, Ferguson…

«Ragionano tutti all’opposto di come ho fatto io. Dalla sera alla mattina ho infatti smesso sia di giocare che di allenare. Adesso le carriere si sono allungate. I calciatori riescono a gestirsi meglio: dagli allenamenti all’alimentazione più mirata. Totti non ha avuto infortuni gravissimi. Per me quelli gravi sono alle ginocchia, tipo Baggio. Totti, le dicevo, ha avuto la fortuna di avere un fisico sano, supportato poi da una grande capacità tecnica e dal fatto che probabilmente, come è giusto che sia, non considera il calcio un lavoro».

Lei ha allenato Maradona: tra Diego e Messi chi è il più grande?

«Considero ingeneroso fare graduatorie. A me può piacere Beethoven, a lei Chopin, ad un altro Mozart. I fuoriclasse sono tali e basta, anche perché appartengono a epoche diverse».

Lamela lo può diventare?

«Lo conosco da quando ha esordito nel River Plate. Per arrivare a quei livelli devi lavorare quotidianamente e migliorarti anche se possiedi un gran talento. Le possibilità per lasciare il segno le ha ma sa quante qualità bisogna avere per essere un fuoriclasse? Tante e ogni giorno le devi affinare».

Tornando a Napoli-Roma, quali sono i punti deboli delle due squadre e le incognite della gara?

«La Roma lascia degli spazi, gioca un calcio cadenzato. Se perde qualche pallone di troppo a centrocampo, può diventare un problema. Ho visto, però, che ultimamente quando è in difficoltà Zeman salta la mediana e questa può essere una contromossa interessante. Il Napoli, invece, se trova la squadra che lo attende e si rifiuta di dargli campo va in difficoltà. Bisognerà vedere chi avrà il possesso di palla e chi il dominio del gioco. La Roma, poi, è rientrata da poco dagli Usa e i viaggi inevitabilmente li paghi. Sarà interessante capire se il lavoro svolto lì è più produttivo dei giorni di riposo concessi dal Napoli. Quello che so, è che le ho provate tutte quando allenavo ma non sono mai riuscito ad avere la squadra pronta dopo la sosta».


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