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SERIE A “Stadi senza polizia”, un sogno Ma gli steward che fanno?

Polizia allo stadio Olimpico

“Stadi senza polizia”: il sogno di Antonio Manganelli, capo della polizia, purtroppo per ora resterà un sogno. La polizia ci vuole negli stadi, anche perché sono troppi gli episodi di inciviltà, e stanno pericolosamente crescendo. Cori razzisti, striscioni indecenti, petardi, fumogeni. Non ci sono, o quasi, più incidenti (e feriti). E’ vero. Si risparmia sui lacrimogeni. Le tifoserie sono divise, non ci sono più i capi di una volta, anche se molti tifosi darebbero volentieri battaglia col nemico poliziotto: ed è stato fatto un forte lavoro di prevenzione, tanto che sono scesi in campo anche i Servizi segreti. Un monitoraggio continuo e capillare sui flussi dei tifosi. E gli autogrill e i treni non sono più devastati come in passato, anche perché in trasferta (dove è obbligatoria la tessera del tifoso) non ci quasi più nessuno. Era mezzo vuoto domenica anche lo stadio di Siena, per la gara con la Roma: una volta i tifosi giallorossi della Curva Sud si muovevano in massa per seguire la squadra del cuore. Ora non più. Ed è un peccato, così gli impianti si svuotano. Domani Roberto Massucci, n.2 dell’Osservatorio, torna dal Brasile: domani parleranno anche di questa violenza verbale, ugualmente pericolosa, in crescita in troppe città. E qualche questura (Torino, Roma, Milano, Verona, Bergamo, eccetera) ha allentato un po’ le maglie. Ma sono state già richiamate dal Ministero degli Interni ad una maggiore attenzione e a sviluppare un’attività di indagine su quello  che è successo: è vero che mezzi e uomini a disposizione non sono molti, tantissime risorse sono impiegate per le scorte (nel silenzio o quasi dei sindacati di polizia), e certe città (Torino con la Tav e Roma con i cortei) sono state fortemente impegnate ultimamente nella gestione dell’ordine pubblico. Lo straordinario dei poliziotti è pagato poi due lire, non dimentichiamolo, ma alcuni questori sembra che sottovalutino un po’ troppo il problema-stadio, con annessi e connessi. Massucci inoltre ha lanciato l’allarme: alcuni club di calcio sono collusi con la tifoseria più violenta. “Una vera zona grigia, inesplorata”, dicono fonti del Viminale. “E’ stato fatto troppo poco sinora”. Troppi ancora i biglietti omaggio: andrebbero aboliti, o quasi. Ma anche qualche steward (ci sono sospetti, non ancora prove, su Torino, fronte bianconero e anche granata) potrebbe fare entrare gratis i tifosi, in cambio di una mancia di circa venti euro. Oppure appena inizia la partita, via libera a chi non ha il tagliando nominativo (e così entra anche qualcuno che è daspato e non potrebbe entrare). Ma basta schiacciare un pulsante e si aprono i tornelli. Gli steward hanno maggiori poteri quest’anno; sono incaricati di pubblico servizio e possono anche perquisire i tifosi (con il sistema in uso negli areoporti, il pat down). Non si pretende che siano eroi, visto che vengono pagati poco e quest’anno sono anche diminuiti, ma dovrebbero collaborare di più con la polizia. Gli striscioni poi come entrano negli stadi? Come sono entrati a Torino (stadio di proprietà), a Bergamo, a Milano? Non ha funzionato il filtraggio della polizia. Gli striscioni vengono nascosti sono i vestiti, e molto spesso sono utilizzate delle tifose, e poi ricostruiti allo stadio. Oppure vengono nascosti alcuni giorni prima della partita nei magazzini dello stadio, sotto i seggiolini: con qualche complicità? Ci sono sospetti. La procura federale della Figc dovrebbe indagare sui rapporti proibiti fra club e tifoseria violenza (per favore, non confondiamo gli ultrà con i pochi idioti che offendono la memoria del Grande Torino). La Lega di A collabora ancora troppo poco con l’Osservatorio. Le questure raramente riescono a identificare (e punire) gli autori degli striscioni, dei cori vergognosi o dei raid a Campo dè Fiori. Come mai?

Lega di A spaccata: Beretta, Abodi o un nome a sorpresa?
La Lega di serie A è spaccata in due, ma questa non è certo una novità. Il 19 (o 20) dicembre si vota per il presidente con le regole vecchie perché non è stato raggiunto un accordo su un nuovo sistema di governo (ma sui soldi sì, ed è già qualcosa). Maurizio Beretta si è dimesso nel marzo del 2011 ma è rimasto in carica sinora e alcune società vorrebbero riconfermarlo: Claudio Lotito, patron della Lazio, è il primo sostenitore di Beretta e sta trainando la volata. Con Lotito anche Cagliari (strano, Cellino aveva detto di tutto contro Beretta…), Milan (al quale starebbe bene anche il commercialista milanese Simonelli) e Genoa. Altri club cercano una diversa strada. Non tanto perché non stimano Beretta ma perché preferiscono un presidente a tempo pieno. Fra questi club la Juventus, l’Inter, la Roma. E’ stata sondata la disponibilità di Andrea Abodi, presidente della Lega B, che ha lavorato bene in questi anni. Abodi ha riposto di sì, e ci sono già circa 10-11 club che potrebbero appoggiarlo. Il problema è che si deve arrivare ad un quorum di 14 voti, per essere eletto: e adesso nessuno li ha. Molto probabile che il 19 o 20 dicembre ci sia una fumata nera: già in passato era successo. I venti presidenti della A sono imprevedibili: cambiano idea da un giorno all’altro. Per la presidenza della Lega sinora sono stati fatti i nomi di Beretta, Abodi, Albanese, Simonelli, Camiglieri, Cardinaletti, Paolillo, Franco Carraro e forse dimentichiamo qualcuno. Non sono da escludere quindi sorprese. E saltasse fuori un nome nuovo? Chissà, De Laurentiis ne vuole addirittura due…

Fonte: Repubblica.it

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