SERIE A Stadi e giustizia i gol più belli del 2013

Serie A

(A.Vocalelli) – Ci fanno divertire in campo – la Juve in testa ma anche Cavani e Klose, Jovetic e il fenomenale Totti, El Shaarawy e l’inossidabile Zanetti – ma fuori dal campo il calcio italiano ha molto, moltissimo da fare. C’ è tanto da buttare e c’è anche la sgradevolissima sensazione che il pallone italiano abbia toccato, per capacità strategiche e manageriali, il suo punto più basso. Bisogna ripartire, prendendo coscienza di dieci fallimenti.

1) Il 2012 è stato l’anno delle scommesse, un pensiero che ha ripreso a popolare i nostri sogni, trasformandoli in incubi. E la giustizia sportiva? Inadeguata e fuori dai tempi, ha finito per squalificare Conte dopo un tira e molla comico, ha assolto Bonucci ed altri dopo aver chiesto penalizzazioni e patteggiamenti (confermando così che si poteva andare incontro all’orribile soluzione di condannare un giocatore che la stessa giustizia sportiva ha poi riconosciuto come innocente), ha lasciato insomma un’infinità di dubbi e perplessità.

2) A campionato in corso, anzi in piena corsa, è arrivata la penalizzazione del Napoli, per responsabilità oggettiva. La responsabilità oggettiva, già: un attentato al buon senso. Con quali strumenti una società può, potrebbe, controllare i suoi dipendenti? Ed ha senso che oltre a subìrne l’eventuale infedeltà, debba anche pagare per questo? Immaginate un negozio, dove un commesso falsifica la merce all’insaputa del suo principale. Quello stesso principale, quello stesso negozio, invece di essere parte lesa, di poter chiedere eventualmente i danni, viene danneggiato ulteriormente con un mese di chiusura. Ha un briciolo di senso?

3) Però il calcio italiano aveva una buona occasione per tentare un po’ di riscattarsi. “Premiare” Simone Farina per la sua onestà, per aver denunciato un illecito, facendo la fila per tenerlo lì, come un totem, un esempio, un richiamo alla nostra coscienza. Invece dopo qualche passerella, Farina se n’è dovuto andare in Inghilterra. Un’altra occasione persa.

4) Già, il calcio italiano non ha tempo per occuparsi dei suoi aspetti positivi. Perché ne perde troppo, di tempo, a litigare. Da un anno e mezzo la Lega ha un presidente dimissionario, però quando si arriva alla votazione non si raggiunge il quorum necessario per l’elezione. Sapete perché? Semplicemente perché prevalgono gli interessi di bottega, non quelli del calcio italiano.

5) La fotografia del campionato italiano, un campionato in questo senso irregolare, è nelle difficoltà del Cagliari a poter giocare nel proprio stadio. Una volta si gioca a porte chiuse, un’altra con mezza curva, un’altra con tutto il pubblico, un’altra ancora non si gioca proprio e si finisce per perdere 3-0 a tavolino, un’altra ancora la partita è in programma a Parma. Può essere regolare un campionato così. E soprattutto chi vigila su tutto questo?

6) Di stadi nuovi, Juve a parte, ancora non c’è traccia. C’è chi si sta attrezzando, come la Roma, per partire tra quattro anni. Intanto andiamo in giro per l’Europa e scopriamo che siamo anni luce indietro. Una lezione ci è arrivata anche da Polonia e Ucraina, che ci hanno dimostrato – mortificandoci – come e dove si può fare calcio.

7) Sì, Polonia e Ucraina, che hanno organizzato l’ultimo Europeo. Per la verità ci eravamo candidati anche noi. Una volta, un tempo, di fronte a un passo avanti dell’Italia, alla sua proposta di organizzazione di un Evento, molti si sarebbero fatti da parte. Adesso invece ci sfidano e ci battono tutti. Qualcuno farebbe bene a chiedersi perché.

8) L’obiezione naturalmente, è sul risultato sportivo che abbiamo conseguito: vicecampioni d’Europa. Obiezione accolta, che però ci riporta al tema di partenza. I giocatori, i nostri giocatori, stanno facendo di tutto per mantenere alta la bandiera dell’Italia. Il problema è tutto il resto, quello che sta intorno, un movimento che non riesce a modernizzarsi, a crescere, a creare indotto.

9) Anche per questo, i campioni se ne vanno, Nell’ultima estate, e non sono stati i primi, hanno salutato giocatori come Ibra, Thiago Silva, Lavezzi. E’ vero, ne approfittiamo per valorizzare i giovani. Ma il pericolo, come è già successo con Pastore e Balotelli, con Giuseppe Rossi e Verratti, è che poi i nostri giovani vadano via. Attratti da guadagni maggiori, da stadi sempre pieni, da uno spettacolo tecnico superiore. Una volta, quello italiano, era il campionato di Maradona, Zico, Falcao, Platini, Rummenigge, Junior, Francis, Van Basten e tanti, tanti campioni da farti perdere il conto. Ora le grandi stelle sono tutte, o quasi tutte, fuori dall’Italia. Ed è impossibile, una barzelletta, pensare che Messi o Cristiano Ronaldo, Rooney o Aguero, possano venire qui.

10) Eppure, nonostante tutto, il calcio italiano continua ad avere anticorpi più forti di chi non riesce a curarlo. Eppure, per rivitalizzarlo, basterebbe poco. Cominciando a pensare alla gente, a come riportare i tifosi allo stadio. Ci avete fatto caso? I registi, ormai, evitano di alzare le telecamere sugli spalti, tristemente semideserti. Basterebbe partire da qui, capire il perché e mettersi in discussione, per riportare il calcio italiano dove merita.

Fonte: Repubblica.it

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