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IL ROMANISTA “Noi siamo Roma, loro il niente”

Curva Sud Roma

(D. Galli) – Oggi non ci sarà alcuna coreografia romanista. Ieri non c’è stata nemmeno una richiesta. Perché la Sud non chiede autorizzazioni, come impone lo Stato attraverso un astruso meccanismo normativo, per dire “Ti Amo” alla Roma. Non può, non vuole, non deve. E poi perché quel “Ti Amo” dell’ottobre ’83 è stato rinnovato prima, è stato pronunciato ieri a Trigoria da un centinaio di tifosi. La società li ha fatti entrare nel centro sportivo e loro sugli spalti del “Di Bartolomei” hanno appeso uno striscione che diceva così: «Vincete! Per la maglia, per la gente, perché noi siamo Roma e loro il niente». Che diceva. Che cantava. Cantava la nostra Roma, chiedeva il massimo impegno a un gruppo che per cinque o sei undicesimi non sa cosa sia il derby di Roma (ma Florenzi contatelo tra quelli che lo sanno benissimo, cosa voglia battere la Lazio), cosa rappresenti per una tifoseria intera. Terminato l’allenamento, la squadra è scivolata apposta sul sintetico del “Di Bartolomei” per leggere. E per capire.

Fuori Trigoria la aspettava un altro striscione: «90 minuti: grinta e cattiveria». Oggi non ci sarà alcuna coreografia. Ci sarà però Gabriele Sandri, il figlio di Cristiano, il nipote di Gabbo, morto ammazzato in una stazione di servizio esattamente cinque anni fa. Oggi non ci sarà alcuna coreografia, e in fondo va bene così, perché il messaggio più bello non sarà consegnato all’Olimpico da una Curva, la Sud, che non si omologa, che non scende a patti. Ma da un bambino di tre anni e mezzo che porta il nome dello zio e da suo nonno Giorgio. Raccoglieranno l’ovazione dell’Olimpico.«Ci sarà un Gabriele Sandri all’Olimpico, farà il giro di campo – ha raccontato Giorgio, il papà di Gabbo – da cinque anni tutte le curve d’Italia hanno ricordato mio figlio. Il piccolo Gabriele saluterà anche la Curva Sud, che è stata grande con noi»Stando a quanto concordato tra le due società e il Gos, il Gruppo operativo di sicurezza, non è previsto che ad accompagnare Gabriele sotto la Sud sia Francesco Totti. Il Capitano ha però rapporti eccezionali con la famiglia Sandri. Tanto per capirci, se oggi qualcuno gli chiedesse di farlo, modificando il protocollo, Totti lo farebbe con piacere. D’altronde Francesco non è uno che bada alla forma. Ai funerali di Gabbo, senza avvisare nessuno, prese la macchina e si presentò alla cerimonia, a differenza di Claudio Lotito, assente ingiustificato per molti tifosi laziali. C’era il capitano della Roma, non il presidente del club calcisticamente rivale. Stonò abbastanza. Un mese dopo, i familiari di Gabbo andarono a Trigoria a trovare Totti, e con l’occasione nacque un bel rapporto anche con Spalletti.

Al derby del 19 marzo 2008, il Capitano si recò sotto la Nord per deporre un mazzo di fiori. Fu un gesto sincero, perché Francesco fa sempre e solo quello che gli detta il cuore e non l’etichetta o il politicamente corretto. Sarà un derby particolare, per sensazioni. Il dolore per l’assassinio di Gabbo ha contribuito ad allentare le tensioni tra le due tifoserie. Non ci sarà, dicono le fonti, un clima da guerriglia. Non ci sarà nemmeno il pienone, come pure un derby imporrebbe. Grazie (si fa per dire) alle misure anti-violenza adottate per la sicurezza, sono previsti circa 45 mila spettatori, contro gli oltre 60 mila che può ospitare l’Olimpico. Raccontano che così in Tribuna Tevere non succedono più incidenti. Per forza, svuotano lo stadio. C’è chi però non ci sta e che magari oggi non espone un “Ti Amo” colossale per non cedere a un diktat. Non importa, non c’è bisogno. I romanisti hanno già detto “Ti Amo”. Lo hanno fatto ieri per iscritto a Trigoria. Per iscritto, ma solo affinché la squadra lo potesse leggere. Perché il “Ti Amo” alla Roma è una condizione esistenziale, è uno stile di vita che non conosce sconfitte. Ma questo, gli altri, non lo sanno. Gli altri sono il niente. 


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